Il problema, sottolineano, non riguarda esclusivamente i minori che in questi paesi sono sfollati o rifugiati, ma anche i tanti ragazzi residenti nelle zone dove le popolazioni in fuga hanno cercato salvezza. Gli edifici scolastici, quando non sono stati distrutti o danneggiati o utilizzati come basi dei gruppi armati, vengono spesso occupati dagli sfollati.
A Gaza l'apertura delle scuole è stata posticipata al 14 settembre, anziché il 24 agosto. Si attendono 241 mila studenti in 252 scuole. Nel corso del conflitto, più di 220 scuole sono state danneggiate: almeno 26 edifici scolastici ancora offrono riparo a famiglie di persone rimaste senza abitazione. A causa di questa situazione sono stati programmati i doppi turni, con insegnanti e studenti che si alterneranno nelle scuole disponibili. In Iraq almeno 1,8 milioni di iracheni hanno abbandonato le loro case: più di mezzo milione sono gli sfollati in età scolare e almeno 2000 scuole ospitano famiglie di sfollati.
In Siria dall'inizio del conflitto almeno 3 milioni di bambini hanno dovuto abbandonare il percorso scolastico. Una scuola su 5 è inutilizzabile, mancano libri, banchi, servizi igienici e in molte aree del paese non ci sono insegnanti, perché sono fuggiti. Nelle aree più colpite dal conflitto, i bambini sono costretti a viaggiare per proseguire il percorso scolastico e i tassi di scolarità sono spesso inferiori al 50%. Agire e Cri hanno lanciato un appello; i fondi raccolti serviranno a sostenere i programmi di emergenza della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e delle ong di Agire che stanno già garantendo ripari sicuri, acqua, cibo, medicine, kit igienici e supporto scolastico nelle aree più martoriate. (ANSAmed).