Finanziato dal ministero degli esteri italiano, parte di un più ampio piano di collaborazione tra municipalità palestinesi e italiane e con la sostanziale partecipazione della 'Fondazione Giovanni Paolo II', l'iniziativa e' diretta a portare la millenaria tradizione dolciaria italiana nel cuore della Palestina, offrendo la possibilità a giovani palestinesi di apprenderne i segreti. Non è un'impresa da poco, ma i due Lazzini non sembrano affatto intimoriti, anzi Betlemme sembra avere aggiunto un ingrediente spirituale ai classici ingredienti usati dai mastri pasticceri per le loro creazioni. "Quando Vittorio Lazzoni, della Fondazione Giovanni Paolo II, mi ha proposto quest'avventura - ha raccontato all'ANSA Lazzini -, non ho potuto dire di no. E' stato il raggiungimento di un sogno, professionale e spirituale". Mentre parla del progetto Lazzini e' un fiume in piena: da pasticcere si trasforma in un alchimista che descrive lieviti, carboidrati e zuccheri, come colleghi di lavoro con i quali creare ''il miglior dolce possibile''. Ma dietro il 'Pane di Betlemme' c'e' appunto la volonta' - come ha spiegato Antonio La Rocca, che da collaboratore segue il progetto per il Consolato italiano generale di Gerusalemme - di ''creare un laboratorio di pasticceria artigianale in modo da dare la possibilità ai giovani palestinesi di gestire un'attività dall'alto profilo commerciale e professionale, che possa promuovere il prodotto italiano in Palestina". "Sia ben chiaro - ha insistito Lazzoni che per la Fondazione ha già seguito la realizzazione della gelateria artigianale italiana sempre a Betlemme - il progetto non ha solo una valenza simbolica, ma soprattutto commerciale, intendiamo fornire a un gruppo di giovani palestinesi gli strumenti professionali per gestire un attività potenzialmente di successo". Il nuovo dolce - ha spiegato Lazzini ricordando che Betlemme vuol dire 'la citta del pane' - racchiudera' i profumi, le spezie e le fragranze palestinesi: "qualcosa che si avvicini alla colomba e al panettone, ma che abbia proprie caratteristiche organolettiche e un aspetto diverso". La forma sara' 'a croce' e all'interno racchiuderà canditi e frutta locali. Alla ricetta definitiva Lazzini sta ancora lavorando, il laboratorio è ancora in costruzione e la selezione dei futuri apprendisti non è ancora stata fatta, ma tutto - ha sottolineato il pasticcere - sembra procedere senza intoppi e a dicembre dovrebbe iniziarne la commercializzazione. "Tornerò per un mese a novembre e cercherò di mettere a punto la ricetta finale. A volte - ha detto Lazzini - e' questione di mezzo grammo in più o in meno di farina per rivoluzionare un dolce. E poi qui a Betlemme non è la componente chimica che conta, ma quella spirituale''.
Mo: arriva 'Pane Betlemme', dolce tutto italiano
Creato da pasticcere Marina di Massa per progetto cooperazione
Finanziato dal ministero degli esteri italiano, parte di un più ampio piano di collaborazione tra municipalità palestinesi e italiane e con la sostanziale partecipazione della 'Fondazione Giovanni Paolo II', l'iniziativa e' diretta a portare la millenaria tradizione dolciaria italiana nel cuore della Palestina, offrendo la possibilità a giovani palestinesi di apprenderne i segreti. Non è un'impresa da poco, ma i due Lazzini non sembrano affatto intimoriti, anzi Betlemme sembra avere aggiunto un ingrediente spirituale ai classici ingredienti usati dai mastri pasticceri per le loro creazioni. "Quando Vittorio Lazzoni, della Fondazione Giovanni Paolo II, mi ha proposto quest'avventura - ha raccontato all'ANSA Lazzini -, non ho potuto dire di no. E' stato il raggiungimento di un sogno, professionale e spirituale". Mentre parla del progetto Lazzini e' un fiume in piena: da pasticcere si trasforma in un alchimista che descrive lieviti, carboidrati e zuccheri, come colleghi di lavoro con i quali creare ''il miglior dolce possibile''. Ma dietro il 'Pane di Betlemme' c'e' appunto la volonta' - come ha spiegato Antonio La Rocca, che da collaboratore segue il progetto per il Consolato italiano generale di Gerusalemme - di ''creare un laboratorio di pasticceria artigianale in modo da dare la possibilità ai giovani palestinesi di gestire un'attività dall'alto profilo commerciale e professionale, che possa promuovere il prodotto italiano in Palestina". "Sia ben chiaro - ha insistito Lazzoni che per la Fondazione ha già seguito la realizzazione della gelateria artigianale italiana sempre a Betlemme - il progetto non ha solo una valenza simbolica, ma soprattutto commerciale, intendiamo fornire a un gruppo di giovani palestinesi gli strumenti professionali per gestire un attività potenzialmente di successo". Il nuovo dolce - ha spiegato Lazzini ricordando che Betlemme vuol dire 'la citta del pane' - racchiudera' i profumi, le spezie e le fragranze palestinesi: "qualcosa che si avvicini alla colomba e al panettone, ma che abbia proprie caratteristiche organolettiche e un aspetto diverso". La forma sara' 'a croce' e all'interno racchiuderà canditi e frutta locali. Alla ricetta definitiva Lazzini sta ancora lavorando, il laboratorio è ancora in costruzione e la selezione dei futuri apprendisti non è ancora stata fatta, ma tutto - ha sottolineato il pasticcere - sembra procedere senza intoppi e a dicembre dovrebbe iniziarne la commercializzazione. "Tornerò per un mese a novembre e cercherò di mettere a punto la ricetta finale. A volte - ha detto Lazzini - e' questione di mezzo grammo in più o in meno di farina per rivoluzionare un dolce. E poi qui a Betlemme non è la componente chimica che conta, ma quella spirituale''.