(ANSAmed) - CITTA' DEL VATICANO - Di fronte all'aggravarsi della situazione nella Città Santa, i patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme hanno diffuso una dichiarazione per esprimere la condivisa preoccupazione davanti al montare della violenza e invocare il rispetto dello Statu Quo che regola la gestione e l'accesso ai Luoghi Santi della Città Vecchia, con particolare riferimento all'Haram al Sharif, la Spianata delle moschee.
Secondo lo Statu quo concordato tra Giordania e Israele dopo la guerra del 1967, sulla spianata delle Moschee possono pregare solo i musulmani. Nei periodi di calma politica, la spianata è aperta a turisti e visitatori, sempre che siano rispettosi della sacralità dei luoghi santi islamici. Nel comunicato, riportato oggi dall'agenzia vaticana Fides, i Capi delle Chiese cristiane manifestano "profonda inquietudine riguardo alle recenti attività su Haram al Sharif, quali la chiusura totale e le restrizioni di accesso alla Moschea di Al Aqsa". Condannano quindi "le proposte di modifica dello statuto dei Luoghi Santi, da qualunque parte provengano". "I Luoghi Santi - si legge nel comunicato - necessitano di una costante e vigile protezione affinché il loro ragionevole accesso sia mantenuto come previsto dallo Statu Quo per le tre religioni monoteiste. L'accordo dello Statu Quo che regola questi siti deve essere interamente rispettato, nell'interesse della comunità tutta intera. Ogni minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe condurre rapidamente a conseguenze imprevedibili che sarebbero più che malviste nell'attuale clima politico del momento, molto delicato".
A innescare l'escalation di tensione, segnata da scontri violenti tra forze dell'ordine e arabi musulmani, sono state le iniziative di gruppi estremisti ebraici. Questi negli ultimi giorni stanno inscenando manifestazioni in cui provano ad accedere alla Spianata delle Moschee per rilanciare l'idea di impadronirsi della zona dove ritengono si trovassse l'antico Tempio di Salomone. Una corrente importante di archeologi ritiene che il primo tempio si trovasse in realtà su un'altra collina e non su quella dove è stato edificato il Tempio di Erode il Grande, di cui rimane oggi il Muro del Pianto.
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