Un impegno fermo a ridurre le tensioni a Gerusalemme è stato infatti ottenuto dal Kerry dopo un incontro con il premier israeliano Benyamin Netanyahu e re Abdallah di Giordania, secondo quanto lo stesso Kerry ha spiegato ai giornalisti. La nuova ondata di tensioni a Gerusalemme allarma gli Usa, che stanno provando a sventare l'escalation e a rimettere israeliani e palestinesi attorno a un tavolo: anche se per ora separatamente. Ieri per la prima volta da tempo, ad Amman, Kerry ha visto Netanyahu, giunto a sorpresa nella capitale giordana. E soprattutto lo ha riunito assieme a re Abdallah - titolare del patronato internazionale sull'inquieta Spianata delle Moschee - per esaminare in un 'vertice' a 3 la situazione incandescente di Gerusalemme e il contrasto aperto tra l'Autorità nazionale palestinese (Anp) e Israele.
Il monarca giordano ha subito denunciato ''le iniziative unilaterali'' dello stato ebraico nella Città Santa e ha sottolineato "l'importanza del ruolo degli Usa per far ripartire i negoziati di pace basati sulla soluzione dei due Stati e l'iniziativa di pace araba". Prima di questa trilaterale, il capo della diplomazia americana si era confrontato sugli stessi temi con Abu Mazen, giunto da Ramallah dopo le cerimonie per il decennale della morte di Yasser Arafat. Amman - secondo molti - appare del resto in questa fase l'unica sede di una problematica rimessa in moto di un dialogo che fino a ieri - viste le reciproche accuse tra Netanyahu e Abu Mazen su chi soffiasse di più sul fuoco - era giudicato impossibile.
Il presidente palestinese, riferendosi alle ''incursioni'' - denunciate di nuovo ieri da Hanna Ashrawi dell'Olp - dei coloni della destra nazional-religiosa ebraica e all'annuncio di nuovi progetti edilizi israeliani a Gerusalemme est, le ha bollate come azioni tese a fomentare ''una guerra di religione''. Netanyahu, pur rinnovando l'impegno a non modificare lo status quo sulla Spianata (che vieta agli ebrei religiosi di pregare su quello che essi ricordano come il Monte del Tempio), ha contrattaccato denunciando ''l'incitamento'' di Abu Mazen e indicandolo come responsabile morale degli attentati ai danni degli israeliani. In un clima incendiario che pure ieri ha fatto registrare disordini: a Issawyia, uno dei quartieri piu' turbolenti nella parte orientale della citta', un bambino palestinese di 11 anni e' stato ferito in scontri con l'esercito israeliano dopo una fitta sassaiola e lancio di petardi. Ma anche la situazione diplomatica complessiva e' ad alta tensione: l'Anp si appresta a presentare per fine mese una Risoluzione al Consiglio di sicurezza dell'Onu per il riconoscimento della Palestina come Stato nei confini del 1967 e la fine dell'occupazione israeliana entro il 2016. Mossa criticata dagli Usa e avversata Israele, che la giudica unilaterale e contraria a un ipotetico accordo di pace legato a trattative dirette. (ANSAmed).