La morte di Ziad Abu Ein ha continuato ad opporre palestinesi e israeliani, divisi anche sulla lettura dei risultati dell'autopsia. Il portavoce dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Ihab Bseiso ha annunciato che, "dopo aver ascoltato i risultati post mortem, il governo palestinese ritiene Israele pienamente responsabile dell'uccisione di Ziad Abu Ein". Israele ha parlato invece di "infarto dovuto allo stress", dettagliando in una nota i risultati dell'esame.
Fatto sta che la vicenda ha approfondito il solco tra le parti e spinto la dirigenza palestinese - secondo quanto annunciato dal negoziatore capo Saeb Erekat - a mettere sul piatto già ieri sera nella riunione di emergenza a Ramallah cinque decisioni. Tra queste, la presentazione della richiesta di una Risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu per la fine dell'occupazione, la creazione di uno Stato palestinese sui confini del '67 e con Gerusalemme est come capitale. Ma anche la "la riconsiderazione del coordinamento di sicurezza" con Israele. Una realtà questa che finora ha retto nella pur travagliata storia dei rapporti tra le parti e che ha consentito una barriera contro Hamas e altri gruppi radicali. La morte di Ziad Abu Ein è stata condannata oggi dall'Egitto: il ministero degli Affari esteri ha chiesto ad Israele "di esercitare la massima moderazione e fermare l'uso eccessivo della violenza che porta solo ad altro spargimento di sangue tra le parti".
Intanto il Parlamento francese dice di nuovo sì al riconoscimento dello Stato palestinese. Dopo l'Assemblea nazionale, è stato il Senato ad approvare una mozione che chiede al governo di Parigi di riconoscere la Palestina, e di impegnarsi per una ripresa "immediata" dei negoziati di pace.
Anche in questo caso il testo non è vincolante per l'esecutivo, ma aggiunge pressione politica su un dossier rispetto al quale la diplomazia transalpina si è già mostrata a più riprese possibilista. "E' il primo passo di una relazione da pari a pari tra Israele e palestinesi" e "la conditio sine qua non dell'apertura di vere trattative", ha argomentato prima del voto il relatore del provvedimento, il socialista Gilbert Roger, secondo cui è dovere della Francia "ricordare che il conflitto israelo-palestinese non è una guerra di religione ma un conflitto territoriale". Il centrodestra, che con l'ultima tornata elettorale ha conquistato la maggioranza al Senato, si è espresso contro la mozione, e il voto finale è la fotografia di un emiciclo spaccato in due, con 153 voti a favore e 146 contro.
Intanto, il segretario di Stato agli Affari europei, Harlem Desir, che ha rappresentato il governo durante la votazione, ha ricordato che Parigi si rende disponibile per organizzare una nuova conferenza di pace per il Medio Oriente, e che "se questa non dovesse funzionare, bisognerà che la Francia si prenda le proprie responsabilità riconoscendo lo Stato della Palestina".
(ANSAmed)