"Dirò a Kerry e a Renzi - ha riferito il premier nella riunione di governo a Gerusalemme - che Israele respinge i tentativi di assalti diplomatici, attraverso decisioni dell'Onu, per costringerci ad un ritiro entro i confini del 1967 in due anni". E il motivo - ha aggiunto il premier - e' che un eventuale ritiro porterebbe "estremisti islamici nei sobborghi di Tel Aviv e nel cuore di Gerusalemme". "Mister sicurezza" - come e' stato definito dagli analisti israeliani che hanno visto nel discorso di ieri anche echi elettorali, visto che a marzo in Israele si vota - ha ribadito cosi' uno dei pilastri della politica israeliana di fronte a quelli che ritiene essere "atti unilaterali" palestinesi.
Al tempo stesso, Netanyahu ha inviato anche un messaggio ai parlamenti europei che sempre in maggior numero si esprimono con dichiarazioni e mozioni a favore del riconoscimento della Palestina come stato, oggetto anche questo degli obiettivi diplomatici del presidente dell'Anp, Abu Mazen. "Non permetteremo che questo avvenga", ha tuonato Netanyahu riferendosi alla Risoluzione dell'Onu. "Lo respingeremo con forza. Questo (obiettivo) sara' respinto". A scanso di equivoci, Netanyahu ha poi spiegato che ricordera' a Kerry e a Renzi che "Israele si erge come un'isola solitaria contro le onde di estremismo islamico che lambiscono l'intero Medio Oriente. Fino ad adesso abbiamo respinto questi attacchi".
Come hanno fatto notare alcuni analisti, Kerry ha ad oggi, almeno in parte, un quadro chiaro nel suo rinnovato sforzo diplomatico nei confronti del Medio Oriente che non si esaurirà nella doppia riunione di oggi a Roma ma che proseguira' anche domani a Londra. Nella capitale inglese il segretario di stato Usa - secondo indiscrezioni dei media sia israeliani sia palestinesi - vedra' una delegazione di ministri degli esteri arabi e un'altra in arrivo da Ramallah. I primi chiederanno a Kerry - hanno sostenuto le stesse fonti - che gli Usa non pongano il veto alla Risoluzione. Ma in entrambi le riunioni - compresa quella con la delegazione palestinese, composta dal negoziatore capo Saeb Erekat, dal ministro degli esteri Riad al Malki e dal capo della sicurezza Majid Faraj - e' possibile che Kerry tenti di accertare se esistono margini di flessibilita' nelle posizioni in campo e se ci sono spazi per il rilancio di una mediazione, calcolando anche che oggi avra' discusso la posizione israeliana espressa da Netanyahu. Del resto Kerry nei giorni scorsi - a seguito della morte del ministro palestinese Ziad Abu Ein - ha sentito per telefono il presidente palestinese Abu Mazen. Non e' escluso che nella conversazione si sia anche discusso dell'intenzione della leadership di Ramallah - scossa da quella che considera "l'uccisione" da parte di Israele del ministro Abu Ein - di riconsiderare la collaborazione di sicurezza con lo stato ebraico. Una mossa che - a giudizio di molti, compresi gli Usa - complicherebbe di molto la realta' gia' tesa sul campo. E non a caso si parla di un incontro segreto tra il responsabile della sicurezza israeliana Yoram Coen e lo stesso leader palestinese.(ANSAmed).