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Netanyahu, Usa mettano veto all'Onu. Kerry prende tempo

Segretario Stato punta alla mediazione su risoluzione francese

15 dicembre, 20:07

il segretario di Stato americano John Kerry (S) incontra il premier israeliano  Benyamin Netanyahu. (D) il segretario di Stato americano John Kerry (S) incontra il premier israeliano Benyamin Netanyahu. (D)

(di Benedetta Guerrera) (ANSAmed) - ROMA - Stallo tra Israele e Stati Uniti sulla risoluzione che tra due giorni sarà presentata dai palestinesi all'Onu per il ritiro israeliano dalla Cisgiordania entro il novembre 2016. Benyamin Netanyahu, in vista delle elezioni del prossimo marzo, aveva promesso di fare la voce grossa nel suo incontro oggi a Roma con il segretario di Stato americano John Kerry. E così è stato: il premier ha chiesto agli Stati Uniti di porre il veto, ma da Washington, al momento, non ha avuto le riposte che si aspettava.

Non è bastato l'enorme caminetto di Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore americano in Italia, a riscaldare l'atmosfera di un incontro di quasi tre ore, preceduto da quello che Netanyahu ha avuto a Palazzo Chigi con il premier Matteo Renzi.

Con il segretario di Stato americano, Netanyahu non poteva essere più chiaro. La politica degli Usa negli ultimi 47 anni è stata quella di opporsi a passi unilaterali. Non c'è ragione per un cambio ora e ci aspettiamo che così avvenga, è stato il messaggio dell'israeliano agli Stati Uniti. Preceduto ieri dalla dichiarazione ancora più categorica che Israele non accetterà mai di ritirarsi entro i confini del 1967 perché questo porterebbe gli "estremisti islamici nei sobborghi di Tel Aviv e nel cuore di Gerusalemme". E se questo diktat era il presupposto, è chiaro che Kerry non poteva permettersi di dare a Netanyahu l'assegno in bianco che chiedeva. Se da una parte è vero che Washington non considera la risoluzione palestinese "accettabile", dall'altra ritiene indispensabile prendere tempo nel tentativo di trovare una mediazione sulla bozza di risoluzione elaborata dalla Francia.

E' prematuro prendere una decisione ora su un eventuale veto perché la questione è ancora "fluida", è stato il succo della risposta del segretario di Stato a Netanyahu, secondo quanto hanno fatto trapelare fonti americane. E' anche per questo motivo che diventa fondamentale l'incontro che Kerry avrà questa sera a Parigi con Federica Mogherini e i ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania. L'amministrazione Usa vuole studiare l'iniziativa dei partner europei, una bozza di risoluzione alternativa a quella dei palestinesi in cui si chiede il ritorno ai negoziati finalizzato al riconoscimento dello Stato palestinese e alla convivenza pacifica dei due Stati, senza imporre date sul ritiro israeliano dai territori. Anche su questa risoluzione, riferiscono fonti americane, gli Stati Uniti non hanno ancora una posizione netta. Ma, e Kerry lo ha detto oggi anche a Netanyahu, sono disposti a lavorarci su per evitare di trovarsi nella posizione scomoda di dover scegliere tra un veto che sembra dettato da un 'ordine' israeliano e lo stravolgimento di 40 anni di politica estera americana. In questo senso sarà altrettanto strategico domani a Londra il colloquio con il capo negoziatore palestinese Saeb Erakat e il segretario generale della Lega Araba, Nabil Elaraby.

E' chiaro che la parte palestinese chiederà agli Usa di non porre veti. Ma è possibile che Kerry tenti di accertare se esistono margini di flessibilità nelle posizioni in campo e se ci sono spazi per il rilancio di una mediazione.

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