Fouad Tawl. Per ora batterie, tastiere, sedie, amplificatori sono ammassati in una stanza della parrocchia, ma l'importante è che gli strumenti siano arrivati, che ci sia un professore di musica pagato per un anno, e voglia di cominciare. Il parroco Jorge Hernandez ritiene che una scuola di musica possa creare convivenza, solidarietà ed aiutare a crescere in uno spazio da cui le macerie della guerra rimangano chiuse fuori. Spera possa anche servire a superare tanti traumi: i ragazzi della scuola (in grande maggioranza musulmani) continuano ancora a svegliarsi la notte e a vivere nel terrore dei bombardamenti. Il sacerdote aveva confidato il suo sogno al direttore della Caritas di Gerusalemme, padre Raed Abusahlia, in piena terza guerra di Gaza. Sembrava una follia. Invece, a sostegno del progetto, si è mobilitato - attraverso i fili della solidarietà internazionale - il governatore del Rotary Club D. 2032, Giorgio Groppo, che negli ultimi tre mesi ha passato tutte le sere a visitare i circoli del suo distretto, raccogliendo 25 mila euro per far fronte alle spese. La Caritas ha comprato gli strumenti musicali a Ramallah ed ha organizzato il trasporto. "Noi abbiamo regalato i mezzi, ora tocca a loro andare avanti", spiega padre Raed ad ANSAmed. Tra gli aiuti, vi è anche un maestro di musica completamente dedicato alla scuola. Quando dal camion sono stati scaricati i primi strumenti, un bambino si è avvicinato, ha preso un oud (uno strumento a fiato tradizionale del mondo arabo) ed ha cominciato a suonarlo. "E' stato un momento di intensa emozione - racconta ad ANSAmed Giorgio Groppo. "Tutto quello che per noi è normale - ha aggiunto - a Gaza è una conquista quasi impensabile".
La scuola di musica rappresenta solo un piccolo tassello nel vasto programma di iniziative umanitarie a cui lavorano la Caritas e altre organizzazione cristiane per aiutare la popolazione di Gaza, dopo il conflitto della scorsa estate.
Milioni di euro, raccolti tra i cattolici del mondo, sono stati destinati per sostenere le famiglie più povere e senza casa, costruendo per loro alloggi in legno per far fronte all'inverno e fornendo stipendi di base. Un altro progetto di estrema importanza è quello di fornire acqua potabile a circa un milione di persone che ne sono ancora prive. "La situazione è drammatica", spiega don Raed. "Niente è stato ricostruito dalla fine della guerra. Ci sono ancora diemila profughi che vivono nelle scuole". Le strutture cristiane lavorano a pieno ritmo. Dall'ospedale ortodosso, a cui contribuisce anche la Caritas di Gerusalemme, alle suore di Madre Teresa di Calcutta che in queste ultime settimane hanno accolto una trentina di neonati, tutti musulmani, portati da famiglie che non sono in grado di accudirli. Vanno ad aggiungersi ai bambini handicappati e agli anziani, ospiti fissi delle religiose. Il passaparola e l'inverno alle porte, sta facendo lievitare il numero dei nuovi arrivi, con tutti i problemi che ciò comporta. Intanto per Natale, il governo israeliano, per la prima volta da tanti anni, ha concesso il permesso a 700 cristiani di Gaza (tutti coloro che hanno meno di 16 anni e più di 35) di recarsi a Betlemme e nei territori per un mese, in occasione delle feste natalizie. Le chiese di Gaza hanno pubblicato l'elenco dei beneficiari. Vi è grande eccitazione e fervono i preparativi per la partenza. "Quanti di loro torneranno?" si chiede padre Raed. (ANSAmed).