I funzionari americani sono giunti nella zona a bordo di due automezzi accompagnati da abitanti del villaggio e senza informare preventivamente l'esercito o la polizia israeliana. E la reazione dei coloni e' stata violenta. Una gragnola di pietre è piovuta sugli automezzi del Consolato, uno dei quali e' stato danneggiato. Secondo gli aggressori, agenti americani avrebbero puntato in risposta un fucile M-16 e una pistola, ma senza sparare. Rimasti indenni, i diplomatici hanno comunque lasciato la zona senza rilasciare commenti, mentre la polizia israeliana ha aperto un'inchiesta. Nei mesi scorsi i coloni di Adey Ad erano gia' stati oggetto di indagini perche' sospettati di aver dato fuoco a una moschea vicina e attaccato con bottiglie incendiarie una casa palestinese. Ma nell'occasione le autorità israeliane non avevano alla fine arrestato nessuno.
In seguito le relazioni fra i contadini locali e i coloni della zona sono rimaste molto tese. Mentre questi ultimi, di recente, non hanno esitato a prendersela persino con pattuglie dell'esercito israeliano, 'punite' giorni fa per aver protetto lavori agricoli palestinesi. Una pista utilizzata dai militari e' stata infatti cosparsa di lunghi chiodi che hanno forato le gomme di alcune jeep rischiando di provocare incidenti.
Queste violenze avvengono mentre le arterie della Cisgiordania sono teatro di attacchi quotidiani da parte di palestinesi armati di pietre e di bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani in transito verso gli insediamenti dei coloni. A fine dicembre una bambina ebrea e' stata ustionata gravemente in un'automobile centrata da una molotov e non è ancora fuori pericolo. La settimana seguente, nella zona di Nablus, un adolescente palestinese e' stato colpito a morte da soldati israeliani dopo che, secondo la versione ufficiale, aveva lanciato pesanti pietre contro veicoli in transito.
Un circolo vizioso di tensioni alimentato anche dal fallimento dell'ultimo tentativo di rilancio dei negoziati israelo-palestinesi. Il cui stallo ha spinto l'Anp del presidente Abu Mazen a rivolgersi all'Onu e - dopo il blocco imposto dagli Usa e da alcuni alleati al progetto di risoluzione che avrebbe dovuto indicare una data per la fine dell'occupazione israeliana dei Territori - a chiedere ora l'adesione alla Corte penale internazionale (Cpi). Un passo, quest'ultimo, suggellato giusto oggi dalla presentazione da parte della diplomazia palestinese dei documenti necessari a New York: e che se accolto potrebbe preludere a denunce formali per "crimini di guerra" contro le forze israeliane. (ANSAmed).