Il premier israeliano e il presidente palestinese - reduci dal braccio di ferro sull'ultima guerra di Gaza e sul riconoscimento all'Onu della Palestina, e sullo sfondo di negoziati di pace che l'amministrazione Usa non è stata in grado di far ripartire - non sono gomito a gomito. Uno è a destra, l'altro a sinistra del presidente François Hollande. Ma la loro presenza, tra strettissime misure di sicurezza, è uno dei simboli più forti del corteo che oggi ha invaso le strade della capitale francese.
E che ha unito ebrei e musulmani nel ricordo dei morti negli attentati dei giorni scorsi. Attentati che non hanno guardato in faccia nessuno: tra le vittime si contano un poliziotto di origine musulmana, e quattro clienti ebrei del negozio kosher assaltato a Porte de Vincennes. "Un attacco terroristico che non ha religione", che "colpisce cittadini innocenti, siano essi cristiani, ebrei o musulmani", ha detto ieri Abu Mazen a Hollande. "Ogni terrorismo, deve essere combattuto fino alla fine", ha affermato dal canto suo Netanyahu che dopo la marcia ha partecipato con Hollande a una cerimonia alla Grande Sinagoga di Parigi. Il premier israeliano ha poi annunciato che le quattro vittime ebree di Amedy Coulibaly saranno sepolte in Israele. La giornata del presidente francese era cominciata con l'incontro all'Eliseo con i rappresentanti della comunità ebraica. "Siamo in stato di guerra", gli aveva detto il presidente del Consiglio delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif), Roger Cukierman, chiedendo misure più severe contro i jihadisti e mentre si moltiplicano da Israele gli appelli agli ebrei di Francia ad accelerare la 'fuga' verso lo Stato ebraico.
La risposta della piazza è stato lo sventolio di bandiere israeliane e palestinesi e di diversi Paesi arabi e musulmani, algerina, libanese, tunisina, turca: tutte insieme nelle stesse piazze, anche se non sempre vicine le une alle altre. "Sono Charlie, poliziotto, ebreo", è uno degli slogan del corteo.
"Charlie Akhbar" si legge su un cartello che fa il verso a quell'"Allah u Akhbar" gridato dai fratelli Kouachi aprendo il fuoco nella redazione di Charlie Hebdo mercoledì. Poi ancora: "Charlie ama il Profeta", "Sono contro l'islamofobia". Camminano insieme rappresentanti delle fedi ebraica, cristiana e islamica e la folla li accoglie applaudendo. Due signore scrivono "io sono musulmana", altri mostrano stelle di Davide, e un adesivo molto diffuso recita "tutti uniti atei, cristiani, ebrei e musulmani contro il fanatismo". A tratti si innalzano spontanei i canti, dalla Marsigliese ai più noti brani della tradizione ebraica. Alla marcia anche altri leader del mondo arabo, il re Abdallah di Giordania con la moglie Rania, così come il ministro degli Esteri degli Emirati e quello egiziano. Tra la gente spunta Lassana Bathily, il dipendente musulmano del supermercato kosher di Vincennes, diventato un eroe per aver salvato numerosi clienti nascondendoli nella cella frigorifera nel sotterraneo del negozio. Accompagnato da una piccola delegazione di ebrei, la folla lo riconosce. E unanime gli grida: "Bravo!". (ANSA). FTL/ S0A QBXB