Il governo d'Israele - Paese che invece non aderisce allo Statuto di Roma e quindi alla Cpi - ha bollato la mossa del presidente Abu Mazen come unilaterale e l'ha contrastata con una serie di ritorsioni, tra cui la sospensione del versamento delle tasse riscosse per conto dell'Autorita' nazionale palestinese (Anp). Decisione, questa, ritirata solo pochi giorni fa. Alcune indiscrezioni di stampa avevano legato la frenata annunciata dal premier Benyamin Netanyahu su questo specifico punto a un qualche "tacito accordo" tra lo Stato ebraico e l'Anp perche' quest'ultima sospendesse la sua marcia verso la Cpi e assicurasse il proseguimento del coordinamento di sicurezza con le autorità israeliane. Ma si tratta di un'interpretazione smentita in effetti da Ramallah, e adesso anche dai fatti.
In base all'adesione allo Statuto di Roma, i palestinesi hanno già chiesto alla Corte d'indagare sui possibili crimini denunciati. Reati che sarebbero stati commessi dopo il 13 giugno 2014: data dell'inizio - nelle parole dell'esponente palestinese - "dell'escalation militare israeliana" contro la Striscia di Gaza seguita al rapimento e all'uccisione di tre giovani ebrei in Cisgiordania, per i quali il governo Netanyahu aveva accusato gli islamici di Hamas. La Cpi - in base a una norma dello stesso Statuto - ha avviato lo scorso 16 gennaio un'indagine preliminare. Ma ora la leadership di Ramallah, forte da domani dell'adesione a pieno titolo alla Corte, intende sottoporre anche altri casi: riguardanti la guerra di Gaza, come pure l'espansione degli insediamenti ebraici e lo sfruttamento delle risorse nei Territori palestinesi occupati. Stando al negoziatore capo Saeb Erekat - citato dai media locali - i palestinesi "si stanno preparando a presentare un dossier completo dopo il 1/o aprile, che riguarda questioni legate ai coloni e alla guerra a Gaza, ma questo non significa l'assenza di altri dossier e altri crimini". Secondo le spiegazioni di un funzionario del ministero degli esteri dell'Anp, le indagini della Cpi (guidate dal procuratore generale Fatou Bensouda) potrebbero prendere del resto in considerazione "pure crimini commessi da fazioni palestinesi": in particolare da "quella islamica di Hamas". La Corte ha giurisdizione per quanto accade nel territorio di ogni Stato aderente e procede, in base alle norme del diritto internazionale, non contro le nazioni in quanto tali, bensì contro persone in posizione di comando a cui vengano attribuiti i crimini. Lo stesso Erekat ha d'altronde sottolineato che "per la legge internazionale lo stato della Palestina e' sotto occupazione nelle sue parti di Gerusalemme est, Cisgiordania e Gaza": parti che saranno d'ora in avanti soggette - almeno sulla carta - alla giurisdizione dei giudici dell'Aja.(ANSAmed).