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Isis: Abdallah a Gentiloni, lotta a rinnegati Islam

Ministro, sfida anche culturale. Contributo Italia per profughi

01 aprile, 19:14

(dell'inviata Laurence Figà-Talamanca) (ANSAmed) - AMMAN, 1 APR - Quella contro l'Isis è una lotta contro "i rinnegati" dell'Islam, "è la nostra lotta" contro chi "tenta di prendere in ostaggio la religione musulmana e distorcere la sua immagine". La Giordania rivendica, nelle parole del re Abdallah e del suo ministro degli Esteri Nasser Judeh a Paolo Gentiloni in visita ad Amman, il proprio ruolo e quello di altri Paesi arabi nella guerra allo Stato islamico.

"Un'impostazione" che trova d'accordo il capo della diplomazia italiana che nei suoi colloqui ha "confermato l'apprezzamento per il ruolo che la Giordania svolge nell'azione antiterrorismo": un'azione importante sul piano militare in seno alla Coalizione a guida Usa, soprattutto dopo "l'atroce uccisione del pilota giordano" bruciato vivo dai jihadisti in Siria. Ma "ancora più importante - ha spiegato Gentiloni parlando con i giornalisti - è la sfida all'interno dello stesso Islam, cui l'Occidente può dare una mano, ma che vede in prima linea le istituzioni arabe e islamiche". "Possiamo sconfiggere Daesh o Boko Haram in questo o quel teatro - ha sottolineato il ministro italiano -, ma lo sradicamento dell'estremismo dipende da una sfida culturale e religiosa di cui alcuni leader arabi e islamici non possono non essere i protagonisti".

La Giordania, con cui l'Italia ha rapporti "storici, intensi e positivi", ha del resto un ruolo cruciale nell'intera regione che potrebbe, secondo Gentiloni, svolgere anche nella crisi israelo-palestinese, con l'Ue e gli Stati Uniti, qualora si "riaprisse il percorso per la prospettiva dei due Stati". Una prospettiva alla quale il titolare della Farnesina auspica "che il nuovo governo israeliano non rinunci" perché "è l'unica strada per risolvere un conflitto di così antichissime radici".

Amman è inoltre "direttamente coinvolta" nei conflitti regionali per quanto riguarda l'accoglienza dei rifugiati. I siriani in fuga da quattro anni di guerra civile e dal jihadismo dello Stato islamico che hanno varcato il confine giordano "non fanno che aumentare", ha detto Gentiloni. Sono ormai oltre 1,4 milioni quelli registrati, pari al 20% della popolazione del piccolo regno hascemita: di questi solo il 15% vive nei campi profughi istituiti dalle autorità giordane, mentre "l'85% si è diffuso nelle zone rurali e in alcune città, premendo in modo stabile sui servizi e le infrastrutture".

L'Italia fornisce il suo contributo per l'accoglienza dei profughi siriani in Giordania, come in Libano, Iraq e Turchia, con un nuovo stanziamento di 18 milioni di euro, annunciato ieri alla Conferenza dei donatori di Kuwait City in cui la comunità internazionale ha raccolto un totale di 3,8 miliardi di dollari.

L'aiuto italiano in Giordania "si concentra nel settore sanitario" (con un poliambulatorio nel campo di Za'atri, e un ospedale dal campo in quello di Azraq che il ministro ha visitato nel corso della visita) e nel settore "dell'assistenza ai più deboli, in particolare donne e bambini". (ANSAmed).

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