Esso "elenca tra l'altro diverse questioni riguardanti la vita della Chiesa e altre materie di comune interesse".
Nell'accordo base era previsto che la commissione proseguisse i suoi lavori e proponesse il modo di sviluppare i temi affrontati, "compito che è stato svolto con continuità solo dopo il pellegrinaggio di Benedetto XVI in terra Santa nel 2009". I negoziati ripresi nel 2010 hanno quindi portato all'elaborazione dell'accordo attuale, che ha come scopo di completare quello firmato nel 2000. "Come tutti gli accordi che la Santa Sede firma con diversi Stati - spiega ancora mons. Camilleri -, quello attuale ha lo scopo di favorire la vita e l'attività della Chiesa cattolica e il suo riconoscimento a livello giuridico anche per un suo più efficace servizio alla società".
Il testo ha un preambolo e un primo capitolo sui principi e le norme fondamentali che sono la cornice in cui si svolge la collaborazione tra le parti. "In essi si esprime, ad esempio, l'auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell'ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un'intesa tra le parti", fa sapere il capo delegazione vaticano.
Segue un secondo importante capitolo sulla libertà religiosa e di coscienza, "molto elaborato e dettagliato". Ci sono poi altri capitoli su diversi aspetti della vita e dell'attività della Chiesa nei Territori palestinesi: la sua libertà di azione, il suo personale e la sua giurisdizione, lo statuto personale, i luoghi di culto, l'attività sociale e caritativa, i mezzi di comunicazione sociale. Un capitolo è infine dedicato alle questioni fiscali e di proprietà.
Israele si dice "deluso" per la decisione del Vaticano di riconoscere lo Stato di Palestina. Lo afferma il portavoce del ministero degli esteri precisando che tale decisione non "contribuisce a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative" per la pace. (ANSAmed).