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Gaza: Amnesty accusa Israele di crimini di guerra

Reazione governo israeliano, falsificata realtà

29 luglio, 14:21

Un bambino palestinese tra i resti della sua casa distrutta durante i raid aerei israeliani dell'estate scorsa nella Striscia di Gaza Un bambino palestinese tra i resti della sua casa distrutta durante i raid aerei israeliani dell'estate scorsa nella Striscia di Gaza

TEL AVIV - Amnesty International ritiene che le forze armate israeliane si siano macchiate di crimini di guerra la scorsa estate nel corso di attacchi aerei e terrestri lanciati in zone abitate di Rafah (Gaza). In un rapporto presentato oggi a Gerusalemme, Amnesty non esclude che possano essere bollati anche come "crimini contro l'umanità". Immediata la reazione di Israele: Amnesty International "falsifica" la realtà nel suo rapporto sui combattimenti di un anno fa a Gaza, afferma il ministero degli Esteri israeliano, secondo cui il rapporto è lacunoso "nella metodologia, nella ricostruzione dei fatti, nelle analisi e nelle conclusioni".

Amnesty, sostiene il ministero, "ancora una volta dimostra la propria ossessione verso Israele".

Nel rapporto presentato oggi a Gerusalemme, Amnesty ricostruisce dettagliatamente gli attacchi "infernali" susseguitisi fra l'1 e il 4 agosto.

I ricercatori di Amnesty - che non sono potuti entrare nella Striscia perche' impediti da Israele - si sono avvalsi di tecniche investigative e di analisi sofisticate, messe a punto un team di ricercatori (Forensic Architecture) nell'Universita' di Londra. Si sono basati fra l'altro sull'analisi approfondita di fotografie (come l'angolazione delle ombre e le dimensioni dei pennacchi di fumo), su filmati video e su testimonianze oculari.

Le conclusioni di Amnesty sono che a Rafah - dopo che un ufficiale israeliano era caduto in agguato di Hamas - avvenne una "carneficina", con un totale di 135 palestinesi uccisi fra cui 75 minorenni. Israele agì a suo giudizio "con una terribile indifferenza verso le vite umane civili, e lanciò attacchi sproporzionati ed indiscriminati". Proseguirono anche dopo il 2 agosto, quando l'esercito aveva già dichiarato morto l'ufficiale. Da qui nasce il sospetto, secondo Amnesty, che gli attacchi successivi fossero motivati dal desiderio di "punire" Rafah. Sul terreno, aggiunge la Ong, si scatenò "un inferno di fuoco'', mentre aerei F-16, droni, elicotteri e l'artiglieria colpivano massicciamente zone residenziali della città. Israele ormai "si era tolto i guanti" - accusa Amnesty - ed ignorò deliberatamente il codice di guerra.

Un anno dopo, prosegue l'Ong, "le autorità israeliane si sono astenute dal condurre indagini credibili, indipendenti ed imparziali su queste violazioni del diritto internazionale ed umanitario". Le indagini interne condotte dall'esercito hanno avuto "carattere limitato", e non hanno indicato colpevoli.

"Le vittime e le loro famiglie hanno il diritto a giustizia e indennizzi. Quanti sono sono sospettati di aver ordinato o commesso crimini di guerra - conclude Amnesty - devono essere perseguiti". (ANSAmed).

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