Una fotografia che per le strade di Ramallah, la capitale amministrativa dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), sembra corrispondere ai sentimenti dei più giovani che dicono di vedere con disincanto la creazione di un futuro stato nazionale separato da Israele.
"Che tipo di stato potremmo mai avere?", si chiede Suha Abdelraham, studentessa all'università di Birzeit, mentre cammina per l'affollatissimo corso Rukhab con due libroni di business management sotto il braccio. "Le colonie continuano ad espandersi dappertutto, mangiandosi quello che dovrebbe diventare la Palestina. Quello che io desidero - spiega - è non essere occupata, avere la libertà di spostarmi liberamente e viaggiare". "Purtroppo gli unici a non volere due stati sono solo i palestinesi e gli israeliani" osserva con sarcasmo Aissa Abu Aita, titolare di un piccola compagnia di servizi online.
"Il resto del mondo - aggiunge - continua a riempirsi la bocca con questo mantra senza senso".
Per il sondaggio inoltre cresce il sostegno per "la resistenza armata" contro Israele, con il 57% degli intervistati favorevoli a un ritorno a "un'Intifada armata o un'insurrezione popolare". Chi si dice favorevole alla lotta armata - ribatte però Ezzedine Kreisha di professione tassista - "non ha vissuto le violenze e la distruzione della seconda Intifada". Il sentimento d'insofferenza verso la leadership palestinese è dimostrato anche dai dati del sondaggio secondo cui il 51% del campione è a favore della dissoluzione dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) guidata dal presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas), accusata di non essere stata capace di portare a termine il progetto per la creazione di uno stato indipendente palestinese. (ANSAmed).