Noto per il proprio carattere indipendente, si vantava di "essere stato la causa della chiusura di parecchi quotidiani'' e lamentava che ancora ad al-Ayyam il 30% delle sue vignette venivano censurate. Ma non si crucciava troppo: "Non è un fatto personale. So che alcuni miei disegni possono risultare offensivi, ma non ho intenzione di cominciare ad autocensurarmi alla mia età''.
In una recente intervista all'Ansa sosteneva di non avere alcuna affiliazione politica, diceva di volersi esprimere ''con il linguaggio della gente comune''. Accanto alle figure della politica 'alta' - Netanyahu, Abu Mazen, Obama - i protagonisti delle sue vignette erano sovente i membri della famiglia palestinese tradizionale: padre, madre e due figli, in costante lotta con le contingenze della vita quotidiana, costretti a destreggiarsi fra le difficoltà legate all'occupazione israeliana e alla mancanza di servizi dell'Anp.
In quella intervista, con una buona dose di coraggio, aveva denunciato il massacro nella redazione parigina di Charlie Hebdo. ''Un atto barbaro'', disse. In Francia era peraltro noto come una figura di spicco nella associazione 'Dessins pour la Paix'. Il suo collega israeliano Kichka, che lo frequentava da 25 anni, ha scritto oggi commosso che ''Baha era un caricaturista coraggioso, che ha dedicato la propria arte alla pace e alla libertà di espressione. Era un compagno di strada di Yasser Arafat, era un combattente pacifista per la liberazione della Palestina mediante caricature umoristiche e spesso ottimistiche'': anche nei momenti più difficili per i due vecchi amici che, quotidianamente, disegnavano su temi molto simili dagli opposti lati della barricata.