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Mo:'teatro simbolo' palestinese rischia chiusura

Attivita' artistica nel cuore del conflitto israelo-palestinese

29 novembre, 18:14

(di Aldo Baquis) (ANSAmed) - TEL AVIV, 29 NOV - Dopo 30 anni di attivita', il sipario rischia di calare definitivamente a Gerusalemme est nel teatro al-Hakawati, uno dei maggiori simboli della effervescente cultura palestinese. Anche se in passato i suoi cancelli sono stati talvolta chiusi ''per ragioni di sicurezza'' dalla polizia israeliana, adesso la sua sorte e' legata invece ad una vicenda giudiziaria: ossia alla ingiunzione della compagnia di assicurazione Migdal di vedere saldato a giorni un debito di 150 mila dollari. E la direzione del teatro - che vive dei contribuiti di associazioni straniere - cerca adesso attivamente di raccogliere fondi fra amici e sostenitori. Progetta anche una mostra con artisti stranieri. Da Ramallah il presidente palestinese Abu Mazen ha pure promesso aiuti. Ma finora, dicono i dirigenti del teatro, alle parole non sono seguiti fatti tangibili.

La avventura di al-Hakawati inizia negli anni Settanta del secolo scorso per iniziativa del celebre attore Francois Abu Salem: il figlio di un diplomatico ungherese e di una donna francese, cresciuto fra Beirut, Gerusalemme est e Parigi dove ebbe modo di conoscere Ariane Menouchkine e il suo Theatre du Soleil. Dopo aver vagato per anni nei Territori, nel 1984 gli attori di al-Hakawati trovarono finalmente una dimora stabile nell'ex-cinema Nuzha, vicino al celebre Hotel American Colony: ossia nella linea 'di sutura' fra il settore est di Gerusalemme, quello palestinese, e il settore ovest, israeliano.

Necessariamente arte e politica erano destinati a sovrapporsi. Al pubblico palestinese gli attori offrirono sia un proprio repertorio originale, sia traduzioni di opere di Dario Fo, Brecht e Cechov. Ma dal 1987 il teatro si trovo' nell'occhio del ciclone della prima intifada: Gerusalemme est divenne zona di battaglia, il pubblico fu costretto a disertare. Nel corso dei decenni il teatro ha saputo comunque diventare un punto di riferimento obbligatorio della cultura palestinese, anche se ancora per chi abita in Cisgiordania non e' facile superare i posti di blocco israeliani e raggiungere Gerusalemme est.

Adesso la parola passa agli avvocati. Negli ultimi giorni il teatro e' riuscito a racimolare un terzo della cifra dovuta. Una boccata di ossigeno, ma la crisi non e' stata ancora superata.

Secondo Haaretz, che dedica ampio spazio alla vicenda, la ciambella di salvataggio decisiva per il teatro palestinese potrebbe giungere in definitiva dall'Unione europea.

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