(di Massimo Lomonaco)
(ANSAmed) - TEL AVIV, 19 GEN - Si accentua la pressione Ue e
delle associazioni dei diritti umani contro Israele per gli
insediamenti ebraici in Cisgiordania. Oggi l'ong 'Human right
watch' (Hrw) ha invitato, in un rapporto, aziende e compagnie a
smettere di finanziare, fornire servizi e avere rapporti
commerciali con le colonie israeliane in Cisgiordania. E i
ministri degli esteri di Bruxelles hanno appena intimato allo
stato ebraico di "mettere fine alle attività di insediamento e
di smantellare gli avamposti eretti da marzo 2001". Una
pressione respinta dal premier Benyamin Netanyahu, che ha
attaccato "l'istigazione" dell'Autorità nazionale palestinese
(Anp) del presidente Abu Mazen, indicando "l'odio" come frutto
di quest'ultima. E da Otniel - la colonia in Cisgiordania dove
due giorni fa una israeliana di 38 anni è stata uccisa a
coltellate in casa sua da un palestinese di 16 anni - ha
risposto alla Ue affermando che "chiunque voglia vedere la
verità sul conflitto tra Israele e i palestinesi" dovrebbe
visitare il luogo. "E' venuto il tempo - ha aggiunto,
annunciando che Israele distruggerà la casa del palestinese
responsabile dell'omicidio - che la comunità internazionale
fermi questa ipocrisia e chiami le cose con il loro nome. La
radice del conflitto è il rifiuto palestinese di riconoscere lo
stato ebraico nei suoi confini". Parole seguite a quelle di Abu
Mazen che ha detto di essere "contro l'uccisione e lo
spargimento di sangue di ogni essere umano, senza differenza di
sesso, razza o religione". "La nostra resistenza rimarrà
pacifica e resteremo irremovibili sulla nostra terra" ha poi
aggiunto il presidente dell'Anp, ribadendo che i palestinesi si
appelleranno alla comunità internazionale per essere protetti
dalle "uccisioni e dalle esecuzioni giornaliere" da parte di
Israele.
Nello scontro a distanza tra i due, la Ue ha ammonito che gli
insediamenti a Gerusalemme est "mettono seriamente a rischio la
possibilità per Gerusalemme di diventare la futura capitale dei
due Stati". Non solo le colonie sono "illegali in base alla
legge internazionale" ma "costituiscono un ostacolo alla pace e
minacciano di rendere impossibile la soluzione dei due Stati".
Hrw ha invece posto l'accento sul dato economico sottolineando
che le attività commerciali delle aziende - comprese le banche
israeliane che finanziano la costruzione degli insediamenti ed
immobiliari internazionali che vendono le proprietà -
"contribuiscono alla confisca di terre palestinesi da parte
delle autorità israeliane e alle politiche discriminatorie".
Politiche che "forniscono privilegi ai coloni a spese dei
palestinesi, come l'accesso alla terra e all'acqua, i sussidi
governativi e i permessi per sviluppare il territorio". Il
ministero degli esteri ha reagito al rapporto definendolo
"unilaterale e politicizzato" e che "mette in pericolo i mezzi
di sussistenza di migliaia di palestinesi e scoraggia i rari
esempi di coesistenza, di coordinamento e di cooperazione fra
israeliani e palestinesi". (ANSAmed).