Dunque la intifada dei coltelli, la intifada degli incidenti stradali, la intifada del singolo attentatore che si lancia a testa bassa contro i militari israeliani sta cambiando volto e - forse per la prima volta - ora si insinua il sospetto che dietro agli attacchi quotidiani vi possa essere una regia. La scorsa notte a Kalandya (presso Ramallah) agenti dello Shin Bet (sicurezza interna) hanno arrestato un dirigente locale di Tanzim, l'ala militare di al-Fatah, di nome Jamal Abu Leil.
Ancora non è chiaro se la sua cattura sia legata all' inasprimento delle violenze nei Territori o - come ritiene Mohammad Dahlan, un dissidente di al-Fatah - se sia stato ispirato tacitamente da Abu Mazen. In caricature apparse di recente in siti web vicini ai movimenti integralisti, il presidente palestinese è mostrato, assieme all'egiziano Abdel Fattah al-Sisi, come solerte custode degli interessi di sicurezza di Israele.
Nei Territori la giornata di ieri è stata particolarmente cruenta, con almeno cinque palestinesi uccisi dopo aver tentato attacchi, mentre una sesta giovane palestinese, data in un primo momento per deceduta a Hebron potrebbe essere ancora ricoverata in condizioni gravi. Fra questi attentatori spiccava il nome di Mansur Shawmrah, 20 anni, ''ufficiale - secondo l'agenzia di stampa Maan - in una unità speciale delle forze di sicurezza dell'Anp''. Ieri, alla porta di Damasco, ha sparato a bruciapelo contro agenti israeliani, prima di essere abbattuto.
Altri membri dei servizi di sicurezza dell'Anp avevano agito il 3 dicembre e il 31 gennaio, presentandosi indisturbati a posti di blocco israeliani e aprendo il fuoco a bruciapelo contro soldati. Finora, si afferma in Israele, sono episodi isolati per quanto allarmanti. Sempre ieri, però, tre attentatori con armi da fuoco sono entrati in azione quasi simultaneamente a Jenin, Beit El (Ramallah) e Gerusalemme. E questo rappresenta un motivo ulteriore di inquietudine in Israele.
Nel frattempo lo Shin Bet ha reso noto che dall'1 ottobre gli attacchi palestinesi sono stati 228. Il 90 per cento sono avvenuti in Cisgiordania e a Gerusalemme. Il 96 per cento degli attentatori proveniva dalla Cisgiordania o da Gerusalemme est.
Le ''mehablot'' (terroriste) - prosegue lo Shin Bet - sono state 24, ossia l'11% del totale. Identica percentuale per gli attentatori di meno di 16 anni. Diversamente dal passato, secondo le statistiche dello Shin Bet, i campi profughi della Cisgiordania che avevano alimentato la prima e la seconda intifada sono invece rimasti relativamente in disparte.(ANSAmed).