Non è chiaro quando tali trattative dovrebbero cominciare, ma una copia del documento reso pubblico dagli insorti parla di una convocazione "entro un mese" dall'entrata in vigore del cessate il fuoco. Resta dunque l'incertezza se l'appuntamento sarà convocato prima o dopo il passaggio di consegne alla Casa Bianca tra il presidente Barack Obama e Donald Trump. Ma incerto resta anche il peso che Washington potrà effettivamente avere nelle trattative.
Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha detto che all'appuntamento sarà invitato l'Egitto e, a seguire, Arabia Saudita, Qatar, Iraq, Giordania, e "un rappresentante dell'Onu".
Tutti quelli, insomma, che non sembrano avere avuto un ruolo centrale nell'accordo annunciato oggi personalmente dal capo del Cremlino, Vladimir Putin, dopo giorni di intense trattative con la Turchia, mentre l'Iran è rimasto più defilato.
L'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha accolto favorevolmente l'intesa, auspicando che apra la strada a negoziati "produttivi" per mettere fine alla guerra civile. Mentre il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che una soluzione può essere cercata solo attraverso "l'apertura di negoziati seri sulla transizione, gestiti dall'Onu".
Gentiloni, che parlava nella conferenza stampa di fine anno, si è soffermato anche sul conflitto israelo-palestinese, ribadendo come la soluzione dei due Stati "sia quella da perseguire". "L'Italia - ha aggiunto - ritiene che gli insediamenti non favoriscano la soluzione dei due Stati, ritiene altresì che una strategia basata sull'idea che l'isolamento diplomatico di Israele sia strumento di pressione per portarlo al tavolo della trattative sia un'illusione". Intanto, a poche ore dall'atteso cessate il fuoco, altri civili sono morti oggi in Siria. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha riferito che almeno 15 persone, di cui 5 minorenni, sono state uccise in "massicci bombardamenti" aerei e di artiglieria delle forze governative su aree ribelli nella Ghuta orientale, alle porte di Damasco. Mosca ha invece detto che per il secondo giorno consecutivo la sua ambasciata a Damasco è stata ieri raggiunta da colpi di mortaio sparati da zone ribelli. Il proiettile d'obice è esploso provocando limitati danni, mentre quello del giornoprima era rimasto inesploso. Violazioni della tregua sarebbero avvenute anche solo poche ore dopo la sua entrata in vigore, secondo fonti vicine ai ribelli ad Hama e in una zona viciina della provincia di Idlib.
Gli accordi annunciati, ha sottolineato Putin, "sono fragili e hanno bisogno di pazienza e attenzioni particolari". Da essi sono escluse le organizzazioni riconosciute come terroriste dall'Onu, cioè l'Isis e i qaedisti del Fronte al Nusra, che recentemente ha cambiato nome in Fatah al Sham. Tra i sette gruppi armati ribelli che aderiscono alla tregua, secondo informazioni del ministero della Difesa russo, i più importanti sono Ahrar al-Sham e Jaish al Islam, entrambi su posizioni fondamentaliste. I miliziani che dovranno fare tacere le armi sarebbero oltre 50mila. Parte di loro, tuttavia, sono schierati in regioni in cui è forte anche la presenza di Fatah al Sham.
Altro elemento di incertezza è la sorte che verrà riservata alle milizie curde dell'Ypg, che controllano buona parte del nord della Siria lungo il confine con la Turchia e che, con l'appoggio americano, sono in prima linea nell'avanzata su Raqqa, la 'capitale' dell'Isis in Siria. Ankara li considera anch'essi "terroristi" perché legati ai separatisti del Pkk in Turchia. E proprio in funzione anti-curda, oltre che anti-Isis, appoggia un'offensiva di gruppi ribelli siriani nella regione.
(ANSAmed).