(di Massimo Lomonaco)
(ANSAmed) - TEL AVIV, 27 gen - Israele ha dato il via libera
alla costruzione di 143 nuove case nel quartiere ebraico di Gilo
a Gerusalemme est. Alloggi - secondo altre fonti sarebbero 153 -
già deliberati e bloccati tempo fa su pressione - come è stato
spiegato a Radio Gerusalemme - della passata amministrazione di
Barack Obama.
Una decisione che si aggiunge a quella recente di 2500 nuovi
alloggi in Cisgiordania per i quali il presidente palestinese
Abu Mazen ha minacciato "serie e significative ripercussioni".
Ma il vento portato dal nuovo capo della Casa Bianca Donald
Trump ha cambiato le carte in tavola. Non a caso il sindaco di
Gerusalemme Nir Barkat, dopo le ultime mosse edilizie, ha
osservato nei passati giorni che "gli ultimi 8 anni con Obama
sono stati difficili". Poi ha aggiunto di "sperare che questa
epoca sia terminata e che si costruirà in città per tutti i suoi
abitanti, sia ebrei sia arabi".
La decisione è giunta a pochi giorni dall'annuncio del
premier Benyamin Netanyahu dei 2500 nuovi alloggi in
Cisgiordania, in larga parte nei 'gushim', gli attuali blocchi
ebraici, ma anche in nuovi insediamenti. La mossa è stata
preceduta dal via libera sempre a Gerusalemme est di circa 566
nuove case, soprattutto nei sobborghi ebraici di Ramot, Ramat
Shlomo e Pisgat Ze'ev. "Costruiamo e continueremo a costruire",
ha detto Netanyahu che si appresta ad incontrare Trump a
Washington, ai primi del prossimo mese, proprio per affrontare
il tema e anche il possibile trasferimento dell'ambasciata Usa
da Tel Aviv a Gerusalemme sul quale tuttavia il presidente Usa
sembra aver preso tempo.
L'annuncio delle 2500 nuove case in Cisgiordania non ha avuto
alcun commento, nè positivo nè sfavorevole, da parte della Casa
Bianca che in passato, sotto Obama, ogni volta è invece
intervenuta per condannare l'avvio di nuove costruzioni da parte
dello stato ebraico. Un fatto, quello di Trump, rivendicato dai
commentatori e analisti come una palese non ingerenza in ciò che
è ritenuta azione di pertinenza di Israele. Una posizione che
non può che preoccupare i palestinesi: il presidente Abu Mazen è
intervenuto in maniera decisa contro i recenti annunci
preannunciando "serie e significative ripercussioni". "Stiamo
avendo intense consultazioni con alcuni fratelli arabi e amici -
ha detto Abu Mazen parlando al Consiglio di Fatah, il partito
maggioritario palestinese - per rimuovere a livello
internazionale questa mossa pericolosa e intraprenderemo passi
per prevenirla". Poi ha riaffermato la linea di Ramallah sul
possibile trasferimento dell'ambasciata Usa: "Siamo in uno stato
di allerta e di attenzione e abbiamo detto al mondo che non
accetteremo questo passo e, se accadrà, questo sarà disastroso
per la pace". (ANSAmed).