(di Massimo Lomonaco)
(ANSAmed) - TEL AVIV, 31 MAR - Israele ha approvato un nuovo
insediamento ebraico in Cisgiordania, il primo negli ultimi 20
anni, ma al tempo stesso Benyamin Netanyahu ha annunciato, in un
atto di "buona volontà" verso gli Usa, un rallentamento della
costruzione di nuove case, che sarà autorizzata solo negli
insediamenti già esistenti o, in alcuni casi specifici, nelle
loro immediate vicinanze.
Decisioni che hanno comunque sollevato la ferma condanna sia
dei palestinesi, per i quali si tratta di "colonialismo,
apartheid, pulizia etnica", sia dell'Onu, il cui segretario
generale Antonio Guterres ha denunciato "ogni atto unilaterale
che, come quello preso, minaccia la pace e mina la soluzione dei
due Stati".
Entrambe le decisioni sono scaturite da una riunione del
Consiglio di sicurezza del governo convocato ieri sera e che si
situa nel mezzo delle trattative in corso tra Israele e
l'inviato del presidente Donald Trump, Jason Greenblatt, sulla
politica degli insediamenti ebraici con l'obiettivo di far
ripartire le trattative di pace con i palestinesi. Nelle
prossime settimane, del resto, Trump vedrà a Washington il
presidente palestinese Abu Mazen. La scelta di dare il via al
nuovo insediamento in Cisgiordania, che sorgerà a Shiloh, deriva
dalla promessa fatta nei mesi scorsi da Netanyahu agli ex
residenti dell'avamposto illegale ebraico di Amona, abbattuto in
base ad una sentenza della Corte Suprema israeliana. Una
promessa il cui mantenimento - secondo i media - Netanyahu ha
fatto presente nel corso dei colloqui con Greenblatt. Il primo
ministro ha tuttavia spiegato ai ministri nella riunione di ieri
sera che la posizione di Trump sugli insediamenti - "che non
aiutano la pace" - non poteva non essere presa "in
considerazione". Per questo, ha aggiunto, d'ora in poi l'avvio
di nuove case avverrà solo all'interno degli insediamenti già
esistenti e non sarà tollerata alcuna costruzione di nuovi
avamposti illegali ebraici su terre private palestinesi, come
quello di Amona. Netanyahu ha quindi dato il via libera a bandi
edilizi per circa 2000 nuove case (su 5.500 già annunciate nello
scorso gennaio) che, secondo l'ong israeliana Peace Now,
riguardano gli insediamenti esistenti di Alfei Menashe, Beitar
Illit, Beit Arie e Karnei Shomron, tutti in Cisgiordania.
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha
condannato la decisione di Israele di "costruire un nuovo
insediamento nei Territori palestinesi occupati" denunciando
"ogni atto unilaterale che, come quello preso, minaccia la pace
e mina la soluzione dei 2 Stati". E la leadership palestinese si
è scagliata sia contro il nuovo insediamento sia contro le 2000
nuove case. Per Hanan Ashrawi dell'Olp, il governo di Netanyahu
"insiste" con la sua politica "di colonialismo, apartheid e
pulizia etnica", mentre il portavoce del governo di Ramallah,
Yusuf Mahmoud, citato dalla Wafa, ha attaccato "l'escalation
dell'occupazione del governo israeliano". Saeb Erekat,
segretario generale dell'Olp, ha anche denunciato la confisca da
parte di Israele di "centinaia di ettari di terre palestinesi al
nord della West Bank". "Sotto il pretesto di limitare - ha detto
Peace Now - il governo di Israele ha abbozzato una politica che
permetterà di continuare ad espandere gli insediamenti senza
nessuna limitazione".
Circa 420mila israeliani vivono negli insediamenti ebraici in
Cisgiordania, considerati illegali dalla comunità
internazionale. (ANSAmed).