(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - IL CAIRO, 23 NOV - ''Sono un regista palestinese
e rimarrò sempre tale. E anche se sono diventato un artista di
fama internazionale, nei confronti della mia gente avrò sempre
una responsabilità''. A parlare in un'intervista ad ANSAmed è
Hany Abu Assad - due volte candidato agli Oscar - artista
diventato un vero e proprio simbolo non soltanto per i
palestinesi, ma anche per l'intera regione.
Classe 1961, arabo israeliano di Nazareth, ex ingegnere
aerospaziale, ha tutti gli ingredienti per essere diventato
tale. La sua ultima pellicola, The mountain between us, vede
protagonista l'attrice britannica Kate Winslet, ed è stata
scelta per inaugurare il Festival internazionale del Cinema del
Cairo (in corso fino al 30 novembre prossimo). Lui, però - che
da Nazareth sceglie di andare a vivere in Olanda a inizio degli
anni '80, per poi tornare a vivere nella sua terra natale -
continua a rimanere coi piedi per terra: quella palestinese, cui
rimane fortemente legato, a giudicare dal numero di film in cui
descrive la vita nei Territori. In The Idol (2016) racconta la
storia di un eroe popolare nato nella striscia di Gaza e
arrivato a vincere Arab Idol. A ispirarlo, la vera vittoria di
Mohamed Assaf, ventiduenne palestinese vincitore nel 2013 del
programma musicale televisivo tra i più seguiti nella regione e
trasmesso dalla libanese MBC. In Omar (2013), sceglie di parlare
di un amore - quello tra Omar, giovane fornaio palestinese e una
liceale di nome Nadia - e un'età, spezzati dal muro. In Paradise
Now (2005), narra la vicenda di un terrorista palestinese di
Nablus che deve compiere la sua missione suicida a Tel Aviv: il
ritratto di un uomo che sceglie di dare la vita per i suoi
ideali e per il suo popolo. ''Il popolo palestinese vive ancora
sotto assedio'', ribadisce. Frustrazione e disperazione, ma
anche disincanto, documentati in Ford Transit (2003), che vede
protagonista Rajai, autista di una Ford Transit - mezzo di
trasporto più diffuso nei territori palestinesi occupati - con
cui viaggia per le strade tra Ramallah e Gerusalemme e la
delusione degli abitanti. Ascolta l'analisi della situazione
politica e sociale da persone di diverse confessioni, origini, e
classi sociali. Infine Nazareth 2000, documentario in cui
affronta la realtà della sua città di origine, che svolge un
ruolo importante nella storia cristiana, ma anche per i
musulmani. ''Il mio obiettivo è di sensibilizzare l'opinione
pubblica su quanto accade in Palestina ma anche di unire la
gente. Palestinesi e israeliani sono esseri umani uguali''. A
dividerli, dice, sono ''i loro leader politici''. Soprattutto,
sostiene, ''la leadership israeliana. Più interessata a
segregare e separare''. I
In questi giorni nella capitale egiziana anche in qualità di
giurato nel Concorso ufficiale della 39esima edizione del
Festival, Abbas tributa il cinema egiziano e i suoi artisti.
''Mi hanno sostenuto quando ancora non ero nessuno'', afferma.
Anche oggi che la settima arte in Egitto pare non essere più il
faro che illumina l'intera regione, ''dal Marocco al Kuwait'',
ricorda. Oggi le nuove voci si alzano dall'Arabia Saudita, dal
Golfo. (ANSAmed).