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Trump: 'Gerusalemme è la capitale di Israele'

'Impegno per pacificare Medio Oriente'. Netanyahu: 'E' passo verso pace.'

07 dicembre, 09:42

Trump Jerusalem Recognition Trump Jerusalem Recognition

ROMA - "E' il momento di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele": lo ha dichiarato il presidente americano Donald Trump, sottolineando che Gerusalemme è già di fatto la sede del governo israeliano. "Gerusalemme capitale è il riconoscimento della realtà. Ho dato istruzioni di muovere l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme", ha aggiunto Trump, secondo cui la città santa "deve restare aperta a
cristiani, musulmani ed ebrei".
Nella sua conferenza stampa l'inquilino della Casa Bianca ha aggiunto che "gli Stati Uniti sono impegnati a facilitare il processo di pace in Medio Oriente", ma che "non si può continuare con formule fallimentari. La scelta di oggi su Gerusalemme è necessaria per la pace". "Farò tutto ciò che è in mio potere per un accordo di pace israelo-palestinese che sia accettabile per entrambe le parti. E gli Stati Uniti continuano
a sostenere la soluzione dei due Stati", ha detto il presidente americano.
"Israele - ha proseguito Trump - è uno stato sovrano con il diritto come ogni Paese di decidere la sua capitale. Essere consapevole di questo è una condizione necessaria per raggiungere la pace".

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha subito puntualizzato che "la decisione di Trump è un passo importante verso la pace, perché non ci può essere alcuna pace che non includa Gerusalemme come capitale di Israele". "Voglio anche che sia chiaro - ha aggiunto il leader israeliano - che non ci sarà alcun cambiamento nello status quo dei Luoghi Santi. Israele assicurerà sempre libertà di culto a ebrei, cristiani e musulmani". Hamas ha subito commentato che con la sua dichiarazione Trump a "aperto le porte dell'inferno".

Ma la tensione in Medio Oriente e nel mondo era già salita, nell'imminenza della dichiarazione di Trump. Nei Territori palestinesi sono state bruciate bandiere americane, il leader turco Erdogan ha convocato a Istanbul un summit dei Paesi islamici per coordinare una reazione.

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha invitato i 57 Paesi membri dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) a riunirsi tra una settimana (il 13 dicembre) a Istanbul per un summit straordinario, ha reso noto il suo portavoce, Ibrahim Kalin. Quest'ultimo ha spiegato che Erdogan ha avuto in queste ore contatti telefonici con il suo omologo palestinese Abu Mazen e i leader di Iran, Arabia Saudita, Qatar, Tunisia, Pakistan, Indonesia e Malesia.

La decisione del'amministrazione americana "sarà la causa di un'indignazione nel mondo islamico" e "farà saltare le fondamenta della pace e scatenerà nuove tensioni e scontri", ha sottolineato il presidente turco ad Ankara in una conferenza stampa congiunta con re Abdallah II di Giordania, in visita ufficiale per il 70/mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

Papa Francesco ha espresso preoccupazione e lanciao un appello p'erché sia rispettato lo status quo della città santa, "in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite". Secondo il Pontefoce, occorre "evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti". I leader cristiani di Gerusalemme in una lettera congiunta inviata al presidente americano scrivono che dichiarare Gerusalemme capitale dello Stato ebraico "aumenterà l'odio, il conflitto, la violenza e le sofferenze a Gerusalemme e in Terra Santa".

Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres ha detto di essere contrario a qualsiasi azione unilaterale, mentre quello della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, ha definito il gesto americano  "una provocazione
ingiustificata".  Nasser al Qidwa, dirigente di al Fatah, ha annunciato che il palestinesi intendono ricorrere alle Nazioni Unite contro una scelta che "viola la legge internazionale" e costituisce un "attacco ai diritti nazionali dei palestinesi".

In Iran la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che "la Palestina sarà liberata. La comunità palestinese e quella musulmana vinceranno".

Intanto, malgrado l'ondata di maltempo, in diverse località di Gaza e della Cisgiordania nel primo dei "tre giorni di collera" proclamati ieri da tutte le fazioni palestinesi, sono stati organizzati oggi cortei di protesta contro la decisione di Trump. L'agenzia di stampa palestinese Wafa precisa che a Gaza migliaia di persone si sono raccolte nella piazza del milite ignoto dove hanno scandito slogan ostili agli Stati Uniti. Sul web sono comparse immagini di bandiere americane date alle fiamme. Ad Amman di fronte all'ambasciata israeliana si è tenuto un sit-in di protesta.

Note di preoccupazione intanto sono arrivate anche dalle cancellerie europee e dal Giappone. "Ho detto personalmente a Rex Tillerson (segretario di Stato americano, ndr) che noi siamo preoccupati" e contrari alla scelta degli Usa di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele",  ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano. L'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Federica Migherini ha rassicurato il presidente palestinese, Abu Mazen, che la posizione europea non cambia: lo status finale di Gerusalemme come capitale futura di entrambe gli stati, "sia decisa con negoziati che soddisfano le aspirazioni delle parti". Posizione analoga a quella ribadita dalla premier britannica Theresa May, il destino della città santa alle tre religioni monoteiste può essere definito solo "attraverso un accordo negoziato fra israeliani e palestinesi" e "in ultima analisi deve diventare capitale condivisa dello Stato d'Israele e d'uno Stato palestinese".

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