(di Aldo Baquis)
TEL AVIV - Con una seduta di emergenza, invocata da parte palestinese, il Consiglio della Lega araba si accinge oggi ad esaminare le ripercussioni degli scontri del venerdì santo, con la morte di almeno 16 dimostranti e il ferimento di altri 1.500, al confine orientale della striscia di Gaza con reparti dell'esercito schierati per impedire, a ogni costo, che migliaia di palestinesi sconfinassero.
Da parte palestinese si insiste che si e' trattato di una manifestazione pacifica e che il comportamento dell'esercito israeliano non trova giustificazione. Una analisi condivisa peraltro dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan che ha qualificato il premier Benyamin Netanyahu come un 'terrorista'.
Quest'ultimo ha subito replicato che Israele non accetta lezioni da un Paese che ha "bombardato indiscriminatemente popolazioni civili per anni". L'ambasciatore palestinese in Egitto al Cairo, Diab al-Louh, ha comunque accusato Israele di aver perpetrato un 'massacro' disperdendo con le armi da fuoco quanti partecipavano alla cosiddetta 'Marcia del Ritorno'. Il ministero della sanita' di Gaza ha precisato che venerdi' 15 di essi sono stati colpiti a morte e che un sedicesimo e' deceduto ieri in un ospedale. Altri 46 feriti versano in condizioni gravi. Da parte sua il leader di Hamas Ismail Haniyeh - uno degli organizzatori della 'Marcia del Ritorno' - ha chiesto al segretario generale della Lega Araba Ahmed Abu-el Gheit che i dirigenti di Israele siano trascinati di fronte alla Corte penale internazionale quali 'criminali di guerra' e che la questione sia inoltre sottoposta alla Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sul terreno la tensione resta elevata. Anche ieri, lungo la linea di demarcazione fra Israele e Gaza, si sono avuti incidenti sporadici e sette palestinesi sono rimasti feriti.
Venerdi' prossimo, si e' appreso da Gaza, sara' una ulteriore giornata di confronto con decine di migliaia di dimostranti nuovamente assiepati ai bordi del confine. Per misurarsi con la minaccia dei cecchini israeliani (che sostengono di aver colpito venerdi' almeno dieci miliziani palestinesi) i dimostranti stanno gia' accumulando quantita' di vecchi pneumatici, a cui progettano di appiccare il fuoco. Venerdi' i cecchini avranno cosi' di fronte dense colonne di fumo e saranno inoltre accecati da migliaia di specchi che i dimostranti avranno con se'. Intanto in casa palestinese non si placano però le polemiche innescate il 13 febbraio a Gaza con il fallito attentato al premier dell'Anp Rami Hamdallah. L'Anp ritiene che Hamas ne abbia la responsabilita', almeno indiretta. Di conseguenza ieri Hamdallah ha annunciato che non tornera' piu' nella Striscia a meno che Hamas non consegni in blocco all'Anp tutte le responsabilita' di sicurezza, di difesa dell'ordine pubblico, nonche' le questioni amministrative e finanziare. Una ipotesi che, con i fermenti che sconvolgono in questi giorni la Striscia, appare per ora altamente improbabile.