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Musica: ad Acri torna la magia delle melodie andaluse

Al festival 'Arabesque', artisti israeliani e palestinesi

17 giugno, 11:40

(di Aldo Baquis) (ANSAmed) - S. GIOVANNI D'ACRI (AKKO), 17 GIU - La magia delle melodie andaluse è tornata a diffondersi fra le mura di San Giovanni d'Acri (Akko), una città che per secoli ha rappresentato un importante crocevia di culture mediterranee e che in questi giorni ha ospitato la seconda edizione del festival internazionale 'Arabesque'. Vi hanno preso parte artisti e orchestre ritenuti in prima linea nelle esecuzioni di musica classica araba e di quella andalusa: ebrei ed arabi, israeliani e palestinesi. Salutando il pubblico stipato in un cortile a cielo aperto fra le Sale dei Cavalieri Crociati, a pochi passi dalla maestosa moschea al-Jazzar, il sindaco Shimon Lankri ha ribadito che l'obiettivo di manifestazioni come quella "è di rafforzare la solidarietà fra le persone e fra le diverse religioni".

In una conversazione con l'ANSA, il direttore artistico di 'Arabesque' Tom Cohen ha spiegato che il festival rientra in un tentativo di far comprendere che, al di là del conflitto politico, una parte significativa di Israele condivide col mondo arabo "la stessa cultura, lo stesso cibo, la stessa musica". Se un tempo l'arabo era osteggiato in Israele in quanto "lingua del nemico", oggi invece è recuperato in settori crescenti fra gli ebrei orientali. "Per me - ha osservato - è la lingua di mio nonno, che veniva dall'Iraq". Organizzare il festival non è stato facile. Molti inviti sono stati respinti da artisti arabi.

Ad Akko sono comunque arrivate la cantante marocchina di 'malhun' (poema melodico) Sanaa Marahati e Violet Salameh, un'araba di Haifa popolare in Egitto per le interpretazioni di canzoni rese celebri da star storiche della musica araba come Um Kulthum e Muhammed Abdel Wahab. Il contatto col pubblico - composto in buona parte da ebrei sefarditi originari dei Paesi arabi - è stato immediato. Appena Maharati ha menzionato di essere nata a Sefrou (vicino a Fes) dal pubblico qualcuno ha esclamato: "Anche noi veniamo da là".

Con Maharati e Salameh si sono esibite, alternando di continuo testi in arabo ed in ebraico, due vedette israeliane: Miri Mesika (figlia di un ebreo tunisino) e Sarid Hadad (cresciuta in una famiglia del Caucaso). Sul palco di Akko si sono avvicendate anche le orchestre di musica classica araba Firqat al-Nur e Jerusalem East-West. Talvolta le loro melodie si sono fuse con quelle rilanciate dagli altoparlanti della vicina moschea, con l'appello del muezzin alla preghiera.

Il revival della musica classica araba in Israele è stato facilitato, secondo Cohen, dalle piattaforme di YouTube e di Facebook. I brani di Cohen - che dirige orchestre andaluse in Israele e in altri Paesi, fra cui il Marocco - sono visionati a volte anche da 2-3 milioni di persone. "Senza quelle piattaforme - ammette - la mia carriera non si sarebbe sviluppata allo stesso modo". L'importanza di 'Arabesque'? "Non sono ingenuo - assicura Cohen. - Non penso che un concerto porti la pace. Ma quel festival ha permesso di far intravvedere come sarebbe la vita il giorno che ci fosse la pace". (ANSAmed).

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