Pizzaballa è consapevole che uno dei nodi principali sia proprio Gerusalemme, da dove amministra la comunità cattolica di rito latino in Israele, Territori Palestinesi, Giordania e Cipro.
"Non spetta a me come responsabile religioso decidere il futuro politico della città, tuttavia - osserva - qualsiasi soluzione dovrà essere inclusiva e non esclusiva. Si dovranno trovare soluzioni che permettano a tutti di esercitare la loro cittadinanza in questa città unica. Saranno necessarie soluzioni speciali, per un contesto davvero speciale, dove politica, fede e tradizioni si intrecciano continuamente". Riguardo alla realtà dei cristiani nella regione, Pizzaballa ne esalta le diversità per le quali è "quasi impossibile fare una comparazione. Se a Gaza, dove ci sono circa 800 fedeli, la situazione "è drammatica" come per il resto della popolazione, in Cisgiordania (circa 45mila) le condizioni sono migliori ma "certo non rosee".
"In Israele, avverte, per i circa 130mila arabi cristiani e altri 80mila lavoratori stranieri la situazione è decisamente migliore". "Non comprendo tuttavia - conclude - la politica di chiusura ermetica operata da israeliani ed egiziani per Gaza.
Quest'anno, ad esempio, non ci sono permessi per i cristiani di Gaza per recarsi a Betlemme. I motivi riportati per questa decisione sono di sicurezza, ma fatico a capire quale pericolo alla sicurezza ci possa essere. La politica israeliana da un lato e la debolezza della leadership palestinese hanno creato una situazione di difficile soluzione". Ora l'appuntamento è a Betlemme: nella città Pizzaballa arriverà il 24 pomeriggio per la processione e la tradizionale messa di mezzanotte, alla quale sarà presente anche il presidente palestinese Abu Mazen. Il giorno dopo, Natale, sarà lui a celebrare la funzione nella chiesa di Santa Caterina. "Nell'omelia - conclude - richiamerò la mia comunità alla necessità di non limitarsi ad andare a Betlemme spiritualmente o fisicamente per celebrare, ma di assumere anche quello che è stato lo stile di Betlemme".(ANSAmed).