Ieri il voto congiunto di tutti i partiti di opposizione (socialisti, comunisti, verdi, post-trotzkisti e animalisti) contro il programma del governo di minoranza di centrodestra del premier uscente Pedro Passos Coelho, formato da soli 12 giorni, lo ha fatto cadere.
La gestione della crisi innescata dalle politiche del 4 ottobre, vinte da Passos ma senza la maggioranza assoluta che aveva dal 2011, torna nelle mani di Cavaco Silva. Il capo dello stato, a due mesi dallo scadere del suo mandato, deve scegliere - rileva oggi Publico - se affidare l'incarico di formare un nuovo governo al leader socialista Antonio Costa, in una fragile coalizione senza precedenti fra il Ps, i post-trotzkysti del Bloco de Esquerda (Be) e i comunisti del Pcp. O indire dopo le presidenziali di gennaio nuove elezioni politiche ad aprile-maggio, affidando il paese fino al voto a Passos o a un governo istituzionale 'del presidente'.
Cavaco avvierà nei prossimi giorni consultazioni con i leader dei partiti. La stampa di Lisbona rileva oggi la fragilità degli accordi separati firmati da Be (19 seggi), Pcp e Verdi (17 seggi, insieme alle politiche con la coalizione Cdu) con il Ps di Costa (86). Il leader socialista garantisce che un suo governo rispetterebbe gli impegni presi con Bruxelles dal Portogallo. Ma le posizioni di partenza del Ps di Costa, per una austerità attenuata, del Be dell'attrice Catarina Martins, vicino ai greci di Syriza, per il rinegoziamento del debito, e i comunisti di Jeronimo da Sousa, per l'uscita dall'euro, suscitano la preoccupazione dei mercati. E potrebbero incidere sulla scelta di Cavaco.
Per il Portogallo il progetto di governo di 'fronte popolare' è un fatto quasi storico, dopo la spaccatura fra comunisti e socialisti avvenuta dopo la rivoluzione dei garofani del 1974 contro la dittatura salazarista. Una spaccatura che aveva contribuito a fare finire in carcere il 'cervello' della rivoluzione Otelo de Carvaho, oggi icona della sinistra mondiale. (ANSAmed).