Appellandosi dichiaratamente alle propria "responsabilita' storica" di tradizionale mediatore fra israeliani e palestinesi, lunedi' sera il Cairo aveva proposto un "cessate il fuoco immediato" da instaurare in 12 ore e avviare entro due giorni negoziati indiretti al Cairo fra "delegazioni di alto livello". Israele ha accettato, Hamas no. Ma il Cairo ha dichiarato di non considerare "ufficiale" e definitivo questo "no", e anche un alto dirigente del movimento islamico ha sostenuto che erano ancora in corso consultazioni.
Che la partita non sia chiusa e' testimoniato anche dalle dichiarazioni rese in Israele dal ministro degli esteri Federica Mogherini, che si e' detta "ferma sull'invito che il presidente Abu Mazen ha fatto a tutti i palestinesi ed in particolare ad Hamas per accogliere l'invito al cessate il fuoco".
Da giorni sembra intanto scaldare i motori una potenza regionale piu' congeniale per Hamas: si tratta della Turchia del premier Recep Tayyp Erdogan che ha accusato Israele di "terrorismo di Stato" proprio mentre ad Ankara era atteso Tamim Ben Hamad Al-Thani, l'emiro del Qatar. La monarchia del Golfo e' fra i principali sostenitori di Hamas ed era stata segnalata da un sito israeliano come probabile co-firmataria di una bozza di cessate il fuoco circolata tre giorni fa.
Indice di incertezza fra la conclamata mediazione egiziana e quella turca in via di elaborazione e' l'annunciata presenza di Abu Mazen giovedi' da Sisi al Cairo e venerdi' a Istanbul.
Intanto il premier Benyamin Netanyahu ha licenziato in tronco il viceministro della difesa Dany Danon (Likud) dopo che aveva criticato il sostegno israeliano alla iniziativa egiziana per un cessate il fuoco ed aveva perorato una linea piu' rigida.
Netanyahu ha qualificato come ''irresponsabile'' il comportamento di Danon e ha sostenuto che e' stato sfruttato da Hamas. ''Mi sarei atteso che si dimettesse. Non lo ha fatto e allora l'ho sollevato dall'incarico'', ha affermato il premier.
(ANSAmed).