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Silenzio dei paesi arabi, "Hamas peggio di Israele"

La strana alleanza con Netanyahu contro l'estremismo islamico

31 luglio, 18:55

(ANSAmed) - NEW YORK, 31 LUG - Hamas peggio di Israele, i gruppi dell'estremismo islamico più pericolosi di Netanyahu.

Sono in molti i governi arabi che oramai sembrano pensarla così: dall'Egitto all'Arabia Saudita, passando per la Giordania e gli Emirati Arabi. E questo spiega il loro silenzio di fronte ai bombardamenti di queste ore sulla Striscia di Gaza. Un silenzio che appare assordante rispetto alle precedenti crisi nell'area.

Solo due anni fa - ricorda il New York Times - mentre attaccava i militanti palestinesi nella Striscia di Gaza Israele era stretta in una morsa di Paesi ostili ai suoi confini. Oggi la situazione sembra per certi versi capovolta, con il governo Netanyahu che di fatto gode di un tacito appoggio da parte del Cairo e di molte altre capitali dell'area. E forse cosi' si spiega il fallimento, almeno finora, della proposta egiziana di cessate il fuoco, respinta da Hamas.

In questa fase la paura dell'islam politico da parte della maggior parte della leadership araba "e' cosi' forte da superare l'allergia per il premier israeliano", afferma Aaron David Miller, ex mediatore per il Medio Oriente con diversi presidenti americani. "Non ho mai visto una situazione del genere - spiega - dove molti Stati arabi sono cosi' acquiescenti di fronte alla morte e alla distruzione a Gaza". Del resto - osserva Khaled Elgindy, ex mediatore e studioso della Brooking Institution di Washington - "c'e' una chiara convergenza di interessi tra i regimi arabi e Israele", legati dalla necessita' di stroncare i gruppi islamici più radicali. Cosi', se dopo la Primavera araba ci si attendeva un' Israele ancor più isolata, si rafforza invece la "strana alleanza" in nome della comune lotta all'estremismo. Quell'estremismo che Abdal Fattah al Sisi in Egitto ha combattuto rovesciando il governo dei Fratelli Musulmani. E che preoccupa non poco le monarchie del Golfo Persico, che con Israele hanno un altro punto in comune: l'avversione per l'Iran. Tutto ciò pone per gli Stati Uniti un'enorme sfida. I nuovi scenari - spiega il New York Times - aumentano le difficoltà incontrate da Washington, la cui strategia per porre fine al conflitto ha finora portato a scarsissimi risultati e a tantissime critiche, al segretario di Stato John Kerry e alla Casa Bianca. E se finora la diplomazia Usa aveva sempre visto nell'Egitto il Paese chiave per tenere aperti i canali di comunicazione e di dialogo con Hamas, ora si comincia a guardare ad altri governi come possibili mediatori, vedi quelli di Qatar e Turchia. Del resto anche per tantissimi palestinesi una cosa e' oramai chiara: al Sisi e' peggio di Netanyahu, e gli egiziani piu' infidi degli israeliani.

(ANSAmed).

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