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Libia spaccata tenta dialogo, ma posizioni restano distanti

overno Tobruk contro Tripoli, militari contro milizie islamiche

03 dicembre, 20:55

(di Laurence Figà-Talamanca) (ANSAmed) - IL CAIRO, 3 DIC - La Libia, spaccata e nel caos, tenta la via del dialogo su pressione della comunità internazionale. Il 9 dicembre le diverse anime del Paese torneranno al tavolo con la mediazione dell'Onu, ma le posizioni restano al momento distanti, con riflessi sul terreno fatti di scontri e raid aerei e di pericolose infiltrazioni dell'Isis.

La divisione del Paese va ben oltre quella tra ovest ed est, tra Tripolitania e Cirenaica, anche se i due rivali politici, con governi e parlamenti paralleli e ognuno con il proprio 'braccio armato', regnano di fatto l'uno a Tripoli, l'altro a Tobruk.

Nella capitale, le milizie della coalizione filo-islamica Alba (Fajr) - cui partecipano i gruppi armati di Misurata e che lo scorso agosto hanno conquistato Tripoli dopo feroci scontri con i rivali di Zintan - hanno imposto un loro governo, guidato da Omar al Hassi, esponente dei Fratelli musulmani. E hanno "riesumato" l'ex Congresso nazionale, il parlamento eletto nel 2012 il cui mandato è scaduto da tempo. Ieri il Congresso ha dato la sua disponibilità all'inviato dell'Onu, Bernardino Leon, a partecipare al dialogo tra le parti. Manca invece ancora la risposta del parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale: è la Camera dei rappresentanti eletta il 25 giugno 2014 e costretta a insediarsi nella città orientale per motivi di sicurezza. Il suo governo, guidato da Abdullah al Thani, può contare su quel che resta delle forze armate libiche. Ma soprattutto su quelle dell'ex generale Khalifa Haftar, con un passato di 'autoesiliato' politico negli Usa dopo aver rotto con il regime di Muammar Gheddafi. Lo scorso maggio Haftar ha lanciato l'operazione Dignità per "ripulire" il Paese dalle milizie jihadiste filo-Isis di Ansar al Sharia. Inizialmente accusato di voler compiere un colpo di Stato, è stato poi 'reintegrato' nelle forze governative. E la settimana scorsa Haftar ha lanciato i primi raid aerei sulle posizioni delle milizie di Alba a Tripoli e in altre città dell'ovest.

Ad aggravare il solco, è stata la decisione a novembre della Corte Suprema di Tripoli di dichiarare "illegittimo" il parlamento di Tobruk. E il Congresso ha colto l'occasione per avocare a sé le funzioni parlamentari.

In questo quadro si inseriscono i diversi attori regionali che sostengono l'uno o l'altro fronte. Il Qatar, vicino ai Fratelli musulmani, appoggia il 'governo parallelo' ed è accusato di armare le milizie filo-islamiche. L'Egitto, che incoraggia le istituzioni di Tobruk, è a sua volta indicato come il maggior sostenitore, anche militare, del generale Haftar insieme agli Emirati. L'Occidente evita di schierarsi per l'uno o per l'altro, restando ufficialmente ancorato al governo di Al Thani, ma senza rompere del tutto con i suoi rivali. (ANSAmed).

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