Cominciato con un episodio di 'hackeraggio' dell'agenzia di stampa qatariota e l'attribuzione di false affermazioni all'emiro Tamid Bin Hamad Al Thani - ha ricordato il diplomatico in un incontro con i giornalisti - l'embargo si è concretizzato nel blocco dei commerci, nella chiusura di tutte le vie di comunicazione aeree, marittime e terrestri, nel ritiro degli ambasciatori, in "una campagna denigratoria" e in una serie di richieste come l'interruzione dei rapporti con l'Iran e quella di chiudere l'emittente Al Jazeera. Una tv, ha sottolineato, "che ha giocato negli ultimi 20 anni un ruolo essenziale nella libertà di opinione e di pensiero, alla quale non erano abituati 400 milioni di cittadini arabi".
"Ci sono migliaia di prigionieri di coscienza in altri Paesi del Golfo ma nessuno in Qatar", ha aggiunto".
Quanto all'accusa a Doha di sostenere il terrorismo, fra quelle usate per giustificare il blocco, "è una menzogna per farsi belli con l'Occidente, ma "noi combattiamo il terrorismo da molti anni, e la Nato sa bene chi lo fa davvero e chi no".
Ma l'offensiva dei quattro Paesi arabi, ha sottolineato il rappresentante diplomatico di Doha, non ha impedito di attivare nuove rotte per la compagnia di bandiera con nuovi accordi internazionali e di garantire gli approvvigionamenti; al Fmi di prevedere un tasso di crescita del 2,6% nel 2018 (contro il 2,2% del 2016); di mantenere con l'Iran - venuto in vario modo in soccorso di Doha proprio in questa crisi - i "buoni" rapporti che l'emirato vuole avere con tutti i propri vicini. Rapporti in linea con la diplomazia del dialogo in cui crede il Qatar, ha precisato il diplomatico, e nonostante Teheran e Doha siano "in conflitto" in un altro scenario, quello in Siria, ha aggiunto.
Ricollegandosi in questo alle recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Khalid bin Mohammad al-Attiyah, che ha respinto ogni ipotesi di attacco militare contro l'Iran, implicitamente attribuita a Riad, che solleciterebbe in tal senso Usa e Israele. "Non c'è alcun bisogno di una guerra con l'Iran - ha detto il diplomatico - noi vogliamo la pace e il dialogo". D'altra parte, ha osservato, gli stessi Emirati Arabi Uniti - allineati con Riad contro Doha - "hanno investimenti per 20 miliardi di dollari" in Iran, e l'Arabia Saudita ha preso accordi con Teheran per il pellegrinaggio alla Mecca degli iraniani, negato invece proprio ai qatarini. Ma il diplomatico si è detto fiducioso nel dialogo anche per la soluzione della crisi innescata un anno fa dai quattro Paesi arabi, soluzione per cui sta operando fin dal primo giorno - ha sottolineato - il Kuwait. "Ma al tavolo ci dobbiamo sedere da pari - ha aggiunto - e senza restrizioni alla nostra sovranità".
Come quella del diritto alla difesa nazionale, ha affermato.
Con esplicito riferimento alle minacce di un'azione militare che il re saudita Salman avrebbe formulato in una lettere al presidente francese Macron, secondo Le Monde, chiedendogli di intervenire per evitare che Doha prosegua con la definizione dell'acquisto del sistema di difesa missilistico S-400 da Mosca.
Infine, un grazie all'Italia per la "solidarietà e simpatia" mostrate in questi mesi, per la visita a Doha dell'ex premier Gentiloni e la risoluzione di una commissione parlamentare sulla "illegalità" del boicottaggio. (ANSAmed).