Si tratta di una sentenza definitiva non del tutto inaspettata, alla luce del fatto che il Tribunale per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia (Tpi), sempre con sede all'Aja, non ha mai incriminato né serbi né croati per atti di genocidio reciproci. Di fatto, i giudici dell'Onu hanno voluto lanciare un chiaro messaggio di riconciliazione tra i due Paesi, oggi indipendenti, rivolti all'integrazione europea e in fase di normalizzazione dei rapporti bilaterali: "La Corte incoraggia le parti - ha detto sempre Peter Tromka - a proseguire la loro cooperazione con l'obiettivo di offrire adeguata riparazione alle vittime delle violazioni, quindi consolidare la pace e la stabilità nella regione". E tutto sommato, le reazioni nei due Paesi, al di là di qualche residua schermaglia verbale, sembrano andare lungo una linea di ricucitura a dispetto delle ferite del passato recente e di quello più lontano: Zagabria si dice "delusa" ma, come spiega il premier Zoran Milanovic, accetta il verdetto dei giudici "in modo civile". Mentre Belgrado plaude senza riserve: "Quello di oggi è un passo incoraggiante. Spero sinceramente - osserva il presidente Tomislac Nikolic - che ora Serbia e Croazia risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e di prosperità". Soddisfatto anche il ministro della Giustizia serbo, Nikola Selakovic: "E' stato provato che non ci fu genocidio da parte nostra. E' stata chiusa una triste pagina del nostro passato e ne è stata aperta un'altra sul nostro futuro". (ANSAmed).
Corte Onu assolve Serbia, 'in Croazia non fu genocidio'
Su Vukovar mancano prove. Plauso Belgrado, ora si volta pagina
Si tratta di una sentenza definitiva non del tutto inaspettata, alla luce del fatto che il Tribunale per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia (Tpi), sempre con sede all'Aja, non ha mai incriminato né serbi né croati per atti di genocidio reciproci. Di fatto, i giudici dell'Onu hanno voluto lanciare un chiaro messaggio di riconciliazione tra i due Paesi, oggi indipendenti, rivolti all'integrazione europea e in fase di normalizzazione dei rapporti bilaterali: "La Corte incoraggia le parti - ha detto sempre Peter Tromka - a proseguire la loro cooperazione con l'obiettivo di offrire adeguata riparazione alle vittime delle violazioni, quindi consolidare la pace e la stabilità nella regione". E tutto sommato, le reazioni nei due Paesi, al di là di qualche residua schermaglia verbale, sembrano andare lungo una linea di ricucitura a dispetto delle ferite del passato recente e di quello più lontano: Zagabria si dice "delusa" ma, come spiega il premier Zoran Milanovic, accetta il verdetto dei giudici "in modo civile". Mentre Belgrado plaude senza riserve: "Quello di oggi è un passo incoraggiante. Spero sinceramente - osserva il presidente Tomislac Nikolic - che ora Serbia e Croazia risolvano insieme tutte le questioni che ostacolano i tentativi di portare la nostra regione verso un periodo di pace duratura e di prosperità". Soddisfatto anche il ministro della Giustizia serbo, Nikola Selakovic: "E' stato provato che non ci fu genocidio da parte nostra. E' stata chiusa una triste pagina del nostro passato e ne è stata aperta un'altra sul nostro futuro". (ANSAmed).