(ANSAmed) - BELGRADO, 22 AGO - Restano tesi i rapporti fra
Serbia e Croazia, e la campagna elettorale entrata nel vivo a
Zagabria in vista del voto anticipato dell'11 settembre non
contribuisce ad allentare frizioni e accuse reciproche su
presunte politiche aggressive. Da settimane fra i due Paesi ex
jugoslavi, i cui rapporti continuano a essere condizionati dagli
straschichi del drammatico conflitto armato del 1991-1995, e' in
atto una 'guerra' diplomatica con scambi pressoche' quotidiani
di note di protesta ufficiali. La Serbia accusa il governo
conservatore di Zagabria di aver ceduto a una deriva
ultranazionalista ripristinando la retorica antiserba e
restituendo piena legittimita' a simboli e pratiche del vecchio
regime ustascia. I croati rispondono rinfacciando a Belgrado la
volonta' di risuscitare mire e obiettivi della 'Grande Serbia',
ricordando le atrocita' e gli orrori perpetrati dai serbi a
Vukovar 25 anni fa e promettendo di fare ostruzionismo a
oltranza contro l'ingresso della Serbia nella Ue. L'ultimo
episodio dello scontro in atto fra Belgrado e Zagabria si e'
avuto nel fine settimana. Parlando in occasione del 75/mo
anniversario della persecuzione di serbi, ebrei e rom nel campo
di concentramento di Jasenovac, nell'allora Croazia fascista, il
premier serbo Aleksandar Vucic ha sottolineato la ferma volonta'
della Serbia di difendere i propri cittadini e di non consentire
mai piu' eccidi come quelli messi in atto dai croati. Gli ha
prontamente risposto il ministro degli esteri di Zagabria Miro
Kovac definendo le dichiarazioni di Vucic una continuazione
della politica della 'Grande Serbia' portata avanti da Belgrado
negli anni novanta. Uno scontro che difficilmente si
affievolira' prima delle elezioni croate di settembre. A gettare
acqua sul fuoco sono state le immagini distese e pacifiche
seguite alla temuta finale olimpica di pallanuoto maschile a
Rio, vinta dalla Serbia sulla Croazia, con giocatori e staff dei
due Paesi che si sono abbracciati e congratulati a vicenda.
(ANSAmed)