Jihad, 25 anni, era il figlio di Imad Mughniyeh, storico comandante militare degli Hezbollah ucciso nel 2008 a Damasco in un attentato attribuito dai suoi compagni a Israele.
Ora si attende di vedere quale sara' la possibile rappresaglia dei miliziani libanesi alleati di Teheran e di Damasco, dal territorio siriano oppure da quello libanese. Nel Sud del Paese dei Cedri, al confine con Israele, e' schierata l'Unifil, la forza delle Nazioni Unite composte da circa diecimila 'caschi blu', tra i quali un migliaio di italiani. Al funerale di Jihad Mugniyeh, nel quartiere sciita di Ghobeiri, hanno partecipato oggi Hashem Safiyeddin, capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah, e il deputato Mohammad Raad, presidente del gruppo parlamentare del Partito di Dio. Ma non il leader, Seyed Hassan Nasrallah, che raramente appare in pubblico, per il timore di attentati, fin dalla guerra con Israele nell'estate 2006. In un'intervista la settimana scorsa, lo stesso Nasrallah aveva avvertito che le sue milizie hanno razzi capaci di colpire ormai tutto il territorio israeliano. La bara con il corpo di Jihad, avvolta nel drappo giallo e verde di Hezbollah e tra lo sventolio di decine di bandiere del Partito di Dio, e' stata portata in processione fino al cimitero di Rawdat El Shahidain ('giardino dei due martiri') per essere sepolta accanto a quella del padre Imad. Da Teheran, intanto, i Guardiani della Rivoluzione iraniani hanno detto che tra i sette morti nell'attacco di ieri vi e' anche il generale dei Pasdaran Mohammad Ali Allahdadi. Un altro generale dei Pasdaran, identificato come Hassan Shateri, era rimasto ucciso nel 2013 mentre da Damasco si recava in Libano.
Teheran, insieme con Hezbollah, e' il principale alleato del presidente siriano Bashar al Assad nel conflitto civile che dal 2011 dilania il Paese, anche se afferma di non avere truppe combattenti nel Paese, ma soltanto consiglieri militari.
Secondo fonti di Hezbollah, il raid di ieri e' stato compiuto da un elicottero israeliano, che ha lanciato due razzi. Israele, come e' sua abitudine in questi casi, non ha confermato ne' smentito la notizia. Ma oggi il primo ministro, Benyamin Netanyahu, ha detto che il Paese ha "il diritto di difendersi contro tutti coloro che intendono propagare il terrore e altri attacchi contro i suoi cittadini, contro il suo territorio".
Diverse volte, negli ultimi anni, Israele ha compiuto raid in Siria, apparentemente diretti a colpire carichi di missili diretti a Hezbollah. (ANSAmed).