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Siria: svolta degli Usa, 'dobbiamo negoziare con Assad'

L'annuncio di Kerry dopo 4 anni di guerra. Pesa la minaccia Isis

16 marzo, 10:44

(di Anna Lisa Rapanà) (ANSAmed) - WASHINGTON, 16 MAR - "Dobbiamo parlare con Assad" per una soluzione politica in Siria. Sono le parole del segretario di Stato americano John Kerry che, nel quarto anniversario del conflitto in Siria con 220mila morti e un terzo della popolazione in fuga, segnano la svolta degli Stati Uniti: per la prima volta l'America non estromette Bashar al Assad dalla trattativa liquidando lui e il regime di Damasco come illegittimi, bensì ammette la necessità di "negoziare" con il presidente siriano una transizione che sia necessariamente politica. Kerry ha quindi indicato, in un'intervista alla Cbs, che si sta già lavorando in questa direzione, che si stanno elaborando modi per esercitare ulteriori pressioni per portare Assad al tavolo della trattativa.

Parole che tracciano una strada fino ad ora rimasta un'ipotesi, anche se più volte paventata, soprattutto mentre la minaccia dell'Isis andava facendosi sempre più concreta. E se è vero che proprio il caos siriano ha offerto terreno fertile per l'affermarsi dello Stato Islamico, anche dal punto di vista militare, il dialogo con Damasco è adesso un'opzione che non si può più escludere nell'ottica di evitare un'escalation e un salto di qualità anche nel mandato della coalizione a guida Usa, che né gli Stati Uniti né i partner possono al momento contemplare o politicamente giustificare. In sostanza quindi, se i raid su Siria ed Iraq non risultano sufficienti a fermare la furia militare del Califfato e a fiaccare la minaccia terroristica, ebbene si provi il tutto e per tutto prima di una svolta che sarebbe senza ritorno. Anche Assad. Così le parole di Kerry alle orecchie dei più critici, a chi sul non intervento in Siria ha sempre nutrito dubbi, possono adesso suonare come un'ammissione di colpa.

La Casa Bianca non si è espressa, Obama non ne ha parlato, concentrandosi sul chiedere al congresso il via libera per maggiori poteri nella lotta contro l'Isis in una mossa che è tutta politica e mira a raccogliere la maggiore unità possibile in vista di nuovi passi. Sulla Siria però le parole di Kerry sono inequivocabili: "Alla fine dobbiamo negoziare", ha ammesso il segretario di Stato parlando con la Cbs in Egitto, "e ciò per cui stiamo spingendo è portare Assad a fare proprio questo. Cosa che potrebbe richiedere di esercitare maggiori pressioni su di lui, in vari modi. E noi siamo stati chiari su questo". Adesso bisogna essere chiari con Assad: "Siamo tutti d'accordo che la soluzione non sia militare, ma può essere solo politica - ha aggiunto Kerry -. Ma per portare il regime di Assad a negoziare, dobbiamo esprimere in maniera molto chiara che c'è determinazione da parte di tutti nel perseguire la soluzione politica per poter cambiare il suo calcolo rispetto alla possibilità di negoziare. Ed è quello che adesso stiamo facendo".(ANSAmed).

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