Nell'autunno 2013, dopo la strage di Goutha e le minacce di ritorsione da parte della comunità internazionale, la Siria dichiarò di possedere 1.328 tonnellate di armi chimiche.
Un'indagine è stata avviata da parte degli ispettori Opac, e in collaborazione con Damasco, per verificare eventuali discrepanze nella dichiarazione su cui si basò il piano Onu-Opac per il disarmo chimico del regime di Bashar al Assad.
Nei giorni scorsi è stata annunciata la fine dello smaltimento dei residui della distruzione di 600 tonnellate di armi chimiche siriane (iprite, o gas mostarda, e Df, un precursore del sarin) avvenuta a bordo della nave Usa Cape Ray, che le imbarcò nel porto italiano di Gioia Tauro un anno fa.
Le 'scorie' della lavorazione sono state neutralizzate nell'impianto tedesco della Geka, come contributo della Germania al piano Onu-Opac, e nel sito industriale finlandese di Ekokem.
Restano ancora da distruggere 16 tonnellate di fluoruro di idrogeno nell'impianto Veolia in Texas.
"Si tratta di un'altra pietra miliare sul cammino dell'eliminazione degli stock di armi chimiche dalla Siria, condotta in modo sicuro ed efficiente, grazie al sostegno del governo tedesco e dell'industria finlandese", ha commentato il direttore generale dell'Opac, Ahmet Uzumcu, in una nota.
La distruzione di 12 ex siti di produzione di armi chimiche in territorio siriano (come parte del piano di disarmo) è tuttora in corso.(ANSAmed).