"Alle nostre forze di sicurezza sono state date istruzioni di reagire a qualsiasi sviluppo che potrebbe minacciare la sicurezza dei nostri confini. Se ci fosse un attacco che potrebbe portare a un intenso flusso di rifugiati verso la Turchia, le misure necessarie verrebbero prese sia in Siria che in Turchia", ha spiegato Davutoglu, citato dalla stampa locale.
Nelle zone di conflitto si troverebbero al momento almeno 15 villaggi turcomanni e le autorità di Ankara temono una nuova ondata di profughi che potrebbe riguardare fino a 35 mila persone, sia turcomanni che arabi.
"All'origine di questi attacchi in una regione in cui molto chiaramente non ci sono elementi di Daesh (l'Isis, ndr), né elementi terroristi, per prima cosa vengono i raid aerei russi e poi il sostegno dei 'foreign fighters'", che "non sono solo di Daesh" ma anche di altri gruppi come "Hezbollah che arrivano dal Libano". Venerdì la Turchia aveva convocato l'ambasciatore russo ad Ankara per protestare contro gli "intensi" raid compiuti da Mosca su un villaggio turcomanno nella regione di Bayirbucak, nel nord-ovest della Siria. ANSAmed).