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BEIRUT - Uomini, donne e bambini che si avviano verso gli autobus trascinando le valigie con le poche cose che possono portare con sé, i soldati governativi che inneggiano alla vittoria alzando i fucili. Sono queste le immagini che arrivano da Daraya, sobborgo di Damasco dal quale i ribelli hanno accettato di ritirarsi dopo un assedio durato quattro anni che ha ridotto la popolazione alla fame e semidistrutto l'abitato.
L'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, ha tenuto a sottolineare la sua estraneità all'accordo tra regime e insorti raggiunto ieri sera. "Le Nazioni Unite non sono state coinvolte né consultate", ha affermato, esprimendo preoccupazione per la sorte dei circa 4.000 civili che sono stati costretti a lasciare Daraya insieme a 700 combattenti. I primi saranno concentrati in luoghi di raccolta sotto il controllo del governo. I secondi,
dopo aver consegnato le armi, potranno raggiungere la provincia nord-occidentale di Idlib, nelle mani degli insorti.
De Mistura ha detto che la partenza dei civili dovrebbe avvenire su base volontaria e ha lamentato che il governo non abbia mai ascoltato gli appelli dell'Onu a mettere fine all'assedio. Anche nell'opposizione c'è chi protesta per l'accordo, accusando il regime di avere obbligato con le armi e con la fame la popolazione sunnita ad andarsene per rimpiazzarla con una alawita fedele al presidente Bashar al Assad.