(di Francesco Tedesco).
(ANSAmed) - NAPOLI, 22 SET - "Il vero problema della Siria in
questo momento è che quello che sta accadendo davvero non viene
raccontato da fonti indipendenti". Cosi Rami Jarrah, giornalista
di Ana Press, premiato nel 2012 con l'International Press
Freedom Award, ha raccontato la vita dei media che cercano di
raccontare la guerra in Siria.
Jarrah, conosciuto a livello internazionale con lo pseudonimo
di Alexander Page, ha partecipato ieri in collegamento dalla
Turchia a "Imbavagliati", il festival dedicato ai giornalisti
che nel mondo subiscono la censura, in corso a Napoli.
Il cronista ha infatti raccontato di essere attualmente
bloccato in Turchia e di non poter rientrare in Siria. "Nella
parte occupata dal governo di Assad e in quella sotto il
controllo dell'Isis - ha raccontato - la censura sulla stampa è
durissima. Ma anche nella zona nord del Paese, soprattutto dopo
l'ingresso dei carri armati turchi, molte aree sono state
dichiarate aree militari con accesso consentito solo a poche
testate. Per questo vengono diffusi solo filmati di propaganda
ma nessuna informazione indipendente e credibile. Per i lettori
internazionali l'unico modo di informarsi è seguire più fonti,
cercando di avvicinarsi alla realtà. Ma per i siriani, questa
situazione ha portato a una sfiducia nei media: me ne accorgo
anche quando intervisto le persone, nessuno ha più fiducia su
come poi verranno raccontate le vicende, perché su giornali e tv
trovano una rappresentazione diversa da quello che sta
accadendo".
Jarrah ha parlato anche dei social media e dell'informazione
da parte dei cittadini: "Tanti cittadini - ha detto - grazie
agli 'smartphone' hanno cominciato a dare informazioni di quello
che accade in Siria, anche per questo il numero dei giornalisti
uccisi nel Paese ė molto più alto delle statistiche ufficiali:
se allarghiamo la definizione di giornalista a chi racconta la
realtà, i morti si contano a migliaia. Qualche giorno fa è stato
ucciso un giovane, ad esempio, che per i media ufficiali era uno
dei ribelli ma in realtà faceva un lavoro di reporter e quindi
va considerato un giornalista".
Oltre al collegamento skype con Jarrah, a Napoli sono giunti
anche altri due reporter siriani, Fuad Roueiha e Siruah Hadsch
Hossein. Quest'ultimo ha fondato una radio nella zona curda: la
sede è stata incendiata lo scorso inverno ma continua a
trasmettere. "Nella zona curda - ha raccontato - c'è
ultimamente un gran fiorire di voci indipendenti". "La
situazione è molto difficile, più di quanto avessimo immaginato
- ha detto - c'era una piccola speranza dopo lo stop al fuoco di
due settimane fa, ma apprendere che ieri è stato attaccato il
convoglio che trasportava medicine e cibo ai bambini di Aleppo è
stato molto doloroso. L'ennesima dimostrazione che i poteri
internazionali non sono affatto interessati alla pace nel
nostro Paese''. (ANSAmed).