BEIRUT - Centinaia di migliaia di morti, metà della popolazione sfollata o rifugiata all'estero, oltre 13 milioni di persone in stato di necessità, speranza di vita ridotta di 15 anni per gli uomini e 10 anni per le donne. Sono queste alcune delle cifre che rendono le dimensioni della tragedia della guerra civile in Siria, iniziata esattamente sei anni fa.
MORTI - Da anni ormai l'Onu ha smesso di fornire bilanci ufficiali. Le stime, a seconda delle fonti, variano da 300.000 fino a oltre 400.000. SFOLLATI E PROFUGHI - Su una popolazione che prima della guerra era di 22 milioni, gli sfollati all'interno del Paese sono oggi 6,5 milioni. Quasi 5 milioni sono fuggiti all'estero, per la maggior parte in Turchia, Libano e Giordania e, in misura minore, in Iraq ed Egitto. ASSISTENZA SANITARIA - Secondo l'Onu oltre la metà degli ospedali e dei centri sanitari sono stati chiusi o funzionano solo parzialmente e i due terzi del personale sanitario ha lasciato il Paese. Circa 11,5 milioni di persone (il 40% cento bambini) non hanno accesso a cure adeguate. Tra di loro vi sono 300.000 donne incinte.
CIVILI ASSEDIATI - Un milione di persone vivono in città e aree assediate dalle varie parti in conflitto e non possono ricevere regolarmente aiuti umanitari. BAMBINI - Secondo dati Unicef, 2,8 milioni di minori vivono in aree difficili da raggiungere, di cui 280.000 in aree assediate. Molti continuano ad essere reclutati per azioni di combattimento. Sei milioni dipendono dall'assistenza umanitaria.
Oltre 2,3 milioni sono rifugiati in altri Paesi. Molti di loro non possono frequentare la scuola, così come 1,7 milioni in Siria. Molti sono costretti a lavorare e bambine e adolescenti sono spesso obbligate a contrarre matrimoni precoci.