Un vero inferno".
"I bambini e le famiglie che sono riuscite a fuggire nei campi di accoglienza limitrofi senza aver bevuto e mangiato per giorni, esausti, sconvolti e disidratati a causa delle alte temperature - spiega Iacomini - raccontano di strade piene di mine e di cecchini, di aver assistito all'uccisione dei loro parenti e a scene di rara crudeltà e violenza. Sono inoltre saltati i servizi sanitari di base, l'ospedale pubblico non è agibile, restano solo alcune strutture private che funzionano solo parzialmente, un quadro davvero devastante e in via di peggioramento". "Ma non finisce qui. Da un mese - prosegue Iacomini - mancano acqua ed elettricità, la popolazione raccoglie acqua non pulita dall'Eufrate, sottoponendosi al rischio di malattie ed esponendosi ad attacchi e fuochi incrociati continui. Scarseggiano le forniture alimentari. Anche prima dell'escalation dei combattimenti, le Nazioni Unite dal 2015 non sono riuscite a raggiungere i civili nella città di Raqqa in maniera regolare. I bambini non ricevono vaccini salvavita da due anni, si rischia l'esplosione di una grave epidemia di polio che ad oggi ha colpito 1 bambino su 5 nella stessa città di Raqqa. Dal 1 aprile 2017, i combattimenti hanno sradicato più di 200.000 persone in tutto il Governatorato di Raqqa, anche in questo caso la metà sono bambini".
"Come Unicef siamo pronti ad intervenire in queste zone colpite da una grave emergenza umanitaria attraverso attività di sostegno ai traumi causati dalla guerra, ad informare i civili e soprattutto i bambini sui rischi delle mine e degli ordigni inesplosi, ad attivare le nostre unità mobili per fornire acqua e servizi igienici nonchè a ripristinare i percorsi scolastico educativi completamente stravolti da Isis in questi anni. Ma occorre anche l'aiuto della comunità internazionale ad accendere i riflettori su un dramma che colpisce ancora migliaia di innocenti indifesi" conclude il portavoce. (ANSAmed).