Oggi, secondo il governo di Ankara, i rifugiati siriani in età scolare sono almeno 976 mila. Di questi, quelli iscritti nei vari istituti sono più di mezzo milione. Ma almeno 370 mila continuano a non andare a scuola. Nonostante gli sforzi, quindi, il 40% resta ancora tagliato fuori. "I numeri degli studenti iscritti aumentano anno dopo anno, ma in percentuale è una sfida impari contro la demografia", spiegano alcuni funzionari di Paesi Ue impegnati nella gestione dei programmi di aiuti.
Dall'inizio del grande esodo, nel 2011, in Turchia sono nati 276 mila bambini da genitori siriani. Già quest'anno, alcuni risultano in età scolare. "Nella scuola primaria, il tasso di iscrizione è comunque intorno al 90%", spiegano dal ministero dell'Educazione di Ankara. Più difficile portare tra i banchi gli adolescenti, che spesso finiscono a lavorare in nero per aiutare le famiglie. Tra le risorse Ue per il settore educativo, 300 milioni sono stati destinati al ministero dell'Educazione turco con il progetto 'Pictes', implementato in 23 province con un alto tasso di rifugiati per favorire l'integrazione dei siriani nel sistema educativo locale attraverso corsi di lingua e di recupero, fornitura di materiale scolastico e trasporti. Un programma di cui hanno beneficiato finora oltre 360 mila studenti. Altri 315 milioni di euro sono destinati alla realizzazione di nuove infrastrutture, utili anche a ridurre la pressione sul sistema educativo locale. L'obiettivo è la costruzione di 150 scuole in 17 province, che serviranno 110 mila studenti sia turchi che siriani. Un piano a lungo termine accompagnato dalla costruzione di prefabbricati per le esigenze immediate.
C'è poi il capitolo dell'istruzione superiore. Con il progetto Spark, finanziato con 5,9 milioni di euro, 294 studenti siriani - tra migliaia che hanno fatto richiesta - hanno già ricevuto borse di studio per frequentare 4 università turche. È anche tra di loro che la Siria del futuro dovrà pescare la sua classe dirigente. Come dice Mustafa Ridvan, fuggito da Aleppo nel 2013, oggi 20enne studente di ingegneria elettronica all'università di Gaziantep: "Appena sarà possibile, vogliamo tornare a casa. E per ricostruire la Siria, ci sarà bisogno di tanti ingegneri". (ANSAmed).