"Questo atelier rappresenta un luogo d'incontro e di scambio culturale per questi giovani di diversi Paesi, Camerun, Costa d'Avorio Siria, Yemen, Nigeria, Ciad, Ruanda, Benin e Tunisia" ha dichiarato Dhoha Jourchi, dell'associazione ado+.
I giovani hanno infatti tentato di trasmettere, attraverso la creazione dei loro videogiochi, differenti messaggi positivi: è il caso per esempio di un giovane camerunense che ha ideato un gioco per sottolineare che "l'amore non ha colore" e che il colore della pelle non deve mai essere un ostacolo per l'integrazione sociale. Felice dell'esperienza la giovane rifugiata siriana Wafa Assaad, che la considera preziosa per superare le sue difficoltà di integrazione.
Dopo il laboratorio i partecipanti continueranno a sviluppare un applicazione ludica con il sostegno di un'azienda tunisina specializzata nella progettazione di videogiochi.
PEACEapp sarà allo stesso tempo un piattaforma per incoraggiare la creatività e lo sviluppo delle competenze del dialogo interculturali di tutti i giovani partecipanti.
(ANSAmed).