Secondo stime dell'Onu, nel campo rimangono circa 25mila siriani, 30mila iracheni e 10mila di altre nazionalità. Si tratta per lo più di donne e bambini, moglie e figli di ex jihadisti, morti in battaglia o fatti prigionieri dalla Coalizione.
In condizioni igienico-sanitarie difficili e in un contesto di forte tensione sociale, il campo di Al Hol è stato da più parti descritto come un "focolaio di radicalizzazione" e come "l'ultima roccaforte dell'Isis" in Siria.
L'Isis era stato sconfitto dalla Coalizione internazionale a guida Usa e di cui fanno parte i combattenti curdo-siriani.
L'amministrazione politica curdo-siriana, che domina la Siria orientale e nord-orientale, da tempo chiede alla comunità internazionale di farsi carico delle spese di gestione del campo di Al Hol.
"Il consiglio democratico siriano e l'amministrazione autonoma (curdo-siriana) hanno deciso di svuotare completamente il campo dai siriani, lasciando solo gli stranieri", ha detto Elham al Ahmad, citata stamani dai media.
In precedenza, i siriani venivano rilasciati col contagocce dopo una serie di accordi tra l'amministrazione curda e i clan tribali arabi della Siria nord-orientale e orientale, da cui provengono gran parte dei civili siriani rinchiusi dal 2019 ad Al Hol. (ANSAmed).