(ANSAmed) - LUBIANA, 27 GIU - La Corte europea per i diritti
umani ha confermato in seconda istanza il suo verdetto del 2010
secondo il quale la Slovenia ha violato la Convenzione europea
dei diritti dell'uomo quando nel 1991, al momento del
raggiungimento dell'indipendenza, cancello' circa 25 mila
persone senza la cittadinanza slovena dal registro dei
residenti, in prevalenza originari dalle altre ex repubbliche
jugoslave.
Secondo la stampa slovena, che riporta fonti di Strasburgo,
la Corte ha confermato che i cosiddetti ''cancellati'' hanno
diritti a un risarcimento di 20 mila euro ciascuno. La denuncia
contro la Slovenia era stata presentata da undici persone, e la
Corte ha ordinato alle autorita' di Lubiana di trovare entro un
anno un meccanismo per restituire ai cancellati in modo
retroattivo il diritto di residenza, negato vent'anni fa.
Secondo i giudici, la Slovenia ha violato gli articoli della
Convenzione che proteggono la vita familiare e la privacy dei
cittadini verso i quali si e' comportata in modo
discriminatorio.
In Slovenia, il ministro dell'Economia, Radovan Zerjav, ha
subito espresso il disappunto del governo di Lubiana, ''che
quest'anno non avra' i soldi per pagare i risarcimenti''. Il
ministro si e' anche detto molto preoccupato perche' il verdetto
di Strasburgo potrebbe essere poi adoperato come precedente
anche da altri 25 mila ''cancellati'' per chiedere un
risarcimento. ''Nel caso la Slovenia dovesse risarcirli tutti
allora sara' un grande problema perche' stiamo parlando di cifre
che fanno paura''. ''Tutto quello che siamo riusciti a
risparmiare con le misure di rigore e i tagli dovrebbe essere
pagato solamente in questi risarcimenti'', ha osservato il
ministro. (ANSAmed).