Esistono ancora troppe tensioni. Ma se in quest'area venissero girati nuovi film su quegli anni, sono convinto che la storia verrebbe raccontata con maggiore onestà intellettuale, perché molta parte della verità è venuta a galla''. E' una visione molto pessimista quella del maestro della cinematografia slovena, Karpo Godina, a Roma dove ieri sera ha presentato nell'ambito della XX edizione del Medfilm Festival, Paradiso artificiale, proiettato fuori concorso al Festival di Cannes nel 1990.
Esponente della cosiddetta "onda nera", movimento cinematografico che tra gli anni Sessanta e Settanta ha proposto numerosi film di critica sociale, Godina ha cavalcato gli anni della Jugoslavia titina. Opere senza tempo, le sue, in forma di cortometraggi sperimentali, che gli consentono di partecipare con successo ai vari festival jugoslavi. ''Fare cinema - spiega al termine della proiezione del film - tragicommedia ambientata nel 1915 in cui viene raccontata la storia di un giovane sottufficiale dell'esercito austroungarico, Fritz Lang - era complicato. Certo, facevano il giro dei festival, ma poi venivano messi sottochiave''. Paradiso artificiale è il suo ultimo film. ''Dopo mi sono messo a insegnare all'Accademia del Cinema di Lubiana''. La sua visione sul cinema sloveno e su quello dei Balcani non è tutta rose e fiori. Dopo il '91, ricorda, la cinematografia inizia a indagare i motivi della guerra. ''Non si parlava d'altro''. E' solo da un paio d'anni, spiega il maestro, che il cinema sloveno, e piu' in generale quello dei Balcani, è tornato alla leggerezza''. Autore cinematografico, regista e direttore della fotografia, Karpo Godina ha ricevuto importanti premi nazionali e internazionali. Dopo 20 anni torna dietro la cinepresa, per realizzare un nuovo film dedicato alla classe politica slovena.
Anche in questo caso, non ha una visione molto positiva di come siano andate le cose dopo il crollo della Jugoslavia. ''I nostri sogni - conclude - si sono infranti''. (ANSAmed).