La disputa sul tracciato del confine marittimo tra le due ex repubbliche jugoslave dura da quasi trent'anni, ovvero da quando i due Paesi hanno proclamammo la loro indipendenza e la frontiera interna è diventata internazionale. Per sbloccare nel 2009 i negoziati di adesione della Croazia all'Unione europea, la Slovenia ha insistito su di un accordo speciale per un arbitrato ad hoc, consapevole probabilmente che l'applicazione unicamente delle regole del diritto internazionale l'avrebbero lasciata senza un accesso alle acque internazionali nel Golfo di Pirano, fattore considerato di importanza strategica per il Paese.
Nel 2015 però, la stampa di Zagabria ha pubblicato il contenuto di una serie di telefonate tra un giudice sloveno, membro della Corte per arbitrato che deve stabilire il confine, e una alta funzionaria del ministero degli Esteri di Lubiana, dale quali si poteva desumere che la parte slovena avesse cercato di influire in modo sleale sulla delibera a proprio vantaggio. Di conseguenza la Croazia si è unilateralmente ritirata dall'arbitrato, proponendo a Lubiana negoziati bilaterali. La Slovenia invece sostiene, come anche la Corte dell'Aja, che il carattere delle telefonate non fosse tale da compromettere la validità dell'intero processo, che, dopo una breve sospensione, è ripreso per terminare il 29 giugno prossimo.
Il ministro degli Esteri sloveno Karl Erjavec ha dichiarato che il suo Paese "è pronto a implementare la decisione dell'arbitrato" e che la Slovenia ha analizzato una serie di possibili scenari, inclusa la possibilità che il verdetto non sia messo in atto immediatamente. "Prima o poi anche la Croazia dovrà accettare la decisione, qualunque essa sia", ha aggiunto.
La parte croata ha invece ribadito di non ritenersi vincolata in nessun modo dalla futura delibera dell'arbitrato. Dopo l'enunciazione del verdetto ci potranno essere nuove tensioni diplomatiche e un inasprimento della retorica politica tra i due Paesi. (ANSAmed).