Il test andaluso è un termometro della possibile evoluzione del voto, con le elezioni regionali e amministrative del 24 maggio dietro l'angolo, le catalane del 27 settembre e quelle politiche in autunno. Il tradizionale bipartitismo spagnolo è stato fortemente minato dall'irruzione dei nuovi partiti, alimentata dall'insofferenza per la corruzione e per i sacrifici inflitti in 6 anni di recessione. La prova generale è stata letta in chiave nazionale dai vincitori, ma regionalista dagli sconfitti. Visibilmente soddisfatto nel considerare quella andalusa "una vittoria di tutto il Psoe e della sua candidata", il segretario generale socialista, Pedro Sanchez, ha assicurato che la Diaz "ha l'appoggio di tutta l'esecutivo federale per governare in solitario". Ma non ha escluso un dialogo con Ciudadanos: "Vedremo come concretizzano le loro proposte e a partire da là opineremo", ha detto. Susana Diaz ha escluso che si presenterà alle primarie per la scelta del candidato socialista alla presidenza del governo. Ma non può evitare che molti socialisti celebrino oggi la sua "forte leadership politica". Da parte sua, il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, ha già posto le condizioni per appoggiare il governo della Diaz: "Se non caccia Juan Antonio Griñan e Manuel Chavez, i suoi padrini politici ed ex presidenti della giunta, accusati di corruzione, non risponderemo al telefono", ha assicurato. Ed ha lasciato la possibilità di un'investitura della neo-presidente nelle mani di una possibile astensione del PP. Umore nero ma nessuna cambio di strategia in casa dei Popolari, che hanno registrato un crollo di oltre mezzo milione di voti. Il premier Mariano Rajoy ha assicurato che i risultati "non si possono interpretare a livello nazionale". Tuttavia, esponenti dell'esecutivo conservatore non hanno nascosto la preoccupazione per il risultato "infinitamente peggiore di quello atteso" e per il voto di castigo alle politiche di austerità, che rischia di trasformare in un calvario per il PP i prossimi appuntamenti elettorali. Podemos, infine, a formazione guidata da Pablo Iglesias ha evitato i toni trionfalistici: "Abbiamo fatto un passo avanti, ma non sufficientemente lungo per guidare il processo di trasformazione sociale necessario", ha rilevato la co-fondatrice, Carolina Bescansa. (ANSAmed).
Andalusia, Psoe resiste a terremoto Podemos, crolla Pp
La presidente Susana Diaz, 40 anni, ha vinto la scommessa.
Il test andaluso è un termometro della possibile evoluzione del voto, con le elezioni regionali e amministrative del 24 maggio dietro l'angolo, le catalane del 27 settembre e quelle politiche in autunno. Il tradizionale bipartitismo spagnolo è stato fortemente minato dall'irruzione dei nuovi partiti, alimentata dall'insofferenza per la corruzione e per i sacrifici inflitti in 6 anni di recessione. La prova generale è stata letta in chiave nazionale dai vincitori, ma regionalista dagli sconfitti. Visibilmente soddisfatto nel considerare quella andalusa "una vittoria di tutto il Psoe e della sua candidata", il segretario generale socialista, Pedro Sanchez, ha assicurato che la Diaz "ha l'appoggio di tutta l'esecutivo federale per governare in solitario". Ma non ha escluso un dialogo con Ciudadanos: "Vedremo come concretizzano le loro proposte e a partire da là opineremo", ha detto. Susana Diaz ha escluso che si presenterà alle primarie per la scelta del candidato socialista alla presidenza del governo. Ma non può evitare che molti socialisti celebrino oggi la sua "forte leadership politica". Da parte sua, il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, ha già posto le condizioni per appoggiare il governo della Diaz: "Se non caccia Juan Antonio Griñan e Manuel Chavez, i suoi padrini politici ed ex presidenti della giunta, accusati di corruzione, non risponderemo al telefono", ha assicurato. Ed ha lasciato la possibilità di un'investitura della neo-presidente nelle mani di una possibile astensione del PP. Umore nero ma nessuna cambio di strategia in casa dei Popolari, che hanno registrato un crollo di oltre mezzo milione di voti. Il premier Mariano Rajoy ha assicurato che i risultati "non si possono interpretare a livello nazionale". Tuttavia, esponenti dell'esecutivo conservatore non hanno nascosto la preoccupazione per il risultato "infinitamente peggiore di quello atteso" e per il voto di castigo alle politiche di austerità, che rischia di trasformare in un calvario per il PP i prossimi appuntamenti elettorali. Podemos, infine, a formazione guidata da Pablo Iglesias ha evitato i toni trionfalistici: "Abbiamo fatto un passo avanti, ma non sufficientemente lungo per guidare il processo di trasformazione sociale necessario", ha rilevato la co-fondatrice, Carolina Bescansa. (ANSAmed).