(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 23 APR - Davanti ad una bottiglia di vino
il buon musulmano non ha scelta: sarà costretto a declinare
l'invito a berne un bicchiere perchè è questo quel che prescrive
il Corano, ritenendo il vino, insieme al gioco d'azzardo, come
strumenti di Satana. Il Corano, peraltro, vieta anche altre
cose, come, ad esempio, mangiare la carne di maiale, animale
impuro per eccellenza. Ma se il maiale è totalmente bandito
dalle tavole dei musulmani, lo stesso non si può dire per il
vino, che viene consumato in molte case, con discrezione, senza
dare molta pubblicità alla cosa.
D'altra parte alcuni Paesi del Nord Africa (Tunisia in testa)
producono vini - i vitigni sono quasi tutti italiani - in grande
quantità e di buona, se non ottima, qualità.
Ma il divieto del suo consumo resta ed in qualche modo ha
stuzzicato la fantasia di alcuni produttori che, pur di andare
all'attacco di mercati ricchi, quale è quello algerino, hanno
messo a frutto le loro esperienze, la loro fantasia e le nuove
tecnologie per ottenere un vino ''halal'', cioè che rientra nei
parametri imposti dal Corano in materia di cibo.
Chi ha fatto molta strada in questo segmento potenzialmente
ricchissimo sono i produttori spagnoli che a ''Djazagro 2015'',
il salone internazionale dell'agroalimentare in corso ad Algeri
e che chiude oggi i battenti, hanno presentato del vino che il
musulmano perfetto può bere senza incorrere nel peccato, che in
questo caso non è di gola.
Il marchio catalano Freixenet è già presente in Medio
Oriente. Ma ora, ingolosito dalle potenzialità dell'Algeria, si
è proposto sul mercato locale, con un prodotto di qualità e,
soprattutto, senza alcool. I rappresentanti di Freixenet hanno
spiegato che il vino 'halal' è realizzato grazie ad un
innovativo procedimento che consente di''estrarre la molecola di
alcool''. Il vino, hanno spiegato, fa bene alla salute: e'
l'alcool che è nocivo.
Il mercato algerino più in generale resta comunque nel mirino
di molti produttori del settore agroalimentare (a 'Djazagro
2015'' ce ne sono di oltre trenta Paesi), con i francesi, come
sempre, a fare la parte del leone. Ma, per i produttori europei,
il pericolo viene dall'Estremo Oriente, come conferma l'arrivo
in massa di operatori cinesi.(ANSAmed).